Conte passerà un fine settimana tra i cattolici. Qualcuno dice per cercare consensi contro Salvini, accanito sostenitore della religiosità e del crocifisso. Nuova strategia del premier?
Il Premier Conte cerca nuove strategie per rafforzare il suo governo dopo che il M5S è diventato una sorta di zavorra visti gli ultimi risultati delle regionali in Emilia Romagna e Calabria. E lo fa cercando di ‘pescare’ simpatie tra i cattolici: un mondo nel mondo capace, sin dai tempi della Dc, di muovere milioni di persone e i loro consensi. Giacomo Galeazzi e Ilario Lombardo ne parlano su La Stampa. “Il sabato a Giuseppe Conte piace passarlo tra i cattolici”. Una settimana fa ad Assisi tra i frati francescani per la presentazione del manifesto “Per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica”. Oggi assieme al segretario di Stato monsignor Pietro Parolin al convegno della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica. E il titolo dell’evento non lascia spazio a dubbi sull’antisovranismo: “Essere mediterranei. Fratelli e cittadini del Mare Nostro”.
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Nella strategia personale del premier, dunque, la sponda cattolica serve ad attrezzarsi contro gli ultraconservatori che applaudono Matteo Salvini che bacia il crocefisso o invoca la Madonna, ma anche ad attenuare lo sconfinamento verso sinistra. Per capire meglio le mire di Conte occorre riflettere sulla ‘cura sartoriale’ con la quale sta cucendo la sua leadership. Prendiamo la giornata di lunedì scorso. Siamo all’indomani del successo del Pd in Emilia-Romagna. Conte è raggiante e in strada va incontro ai giornalisti: “Mi auguro – dice – si possa rafforzare un ampio fronte – chiamatelo come volete, progressista, riformista, alternativo alle destredove possano trovare posto tutte le forze, pur con diverse sensibilità”.
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Poche ore dopo, Conte cambia espressione e idea e trasforma il fronte in “un’area innovatrice per lo sviluppo sostenibile, dove possa trovare spazio anche il M5S, a cui non piace la dicotomia destra-sinistra”. Eh sì perché quel pomeriggio, tra una dichiarazione e l’altra di Conte, c’è stato il reggente del M5s Vito Crimi che aveva precisato: “Non ci frega nulla del fronte anti-destra”. Tutto calcolato, insomma. “Parlare di fronte progressista è limitativo – avevano dichiarato i collaboratori di Conte – Concepisco questo spazio come aperto, inclusivo, oltre i recinti ideologici, percepito non come una camicia costrittiva, in cui si possa realizzare un’Italia più verde, più digitale, più equa e sostenibile”. Per non dividere il M5S, ne mutua lo spirito trasversale. La rete dei cattolici rientra in questi piani.
Conte frequenta da sempre il mondo cattolico che ha visto con favore la sua ascesa. Guardando al passato, idealmente si vede parte di un’eredità che da De Gasperi passa per Moro e arriva fino a Prodi. In questo, il premier trova nei gesuiti di Civiltà Cattolica, la rivista le cui bozze sono supervisionate dalla Segreteria di Stato vaticana, un gancio autorevole per rafforzare i suoi contatti. Il direttore padre Antonio Spadaro, ha già invitato in due occasioni Conte a confrontarsi con i vertici ecclesiastici. Un doppio assist dai Sacri Palazzi per accreditarsi come interlocutore privilegiato su temi come la Cina e il Mediterraneo che gli consentano di dar prova di quel metodo del dialogo appreso alla residenza universitaria Villa Nazareth dal suo maestro e mentore, il cardinale Silvestrini. A Villa Nazareth, roccaforte del cattolicesimo democratico, il premier, con giuristi della sinistra Dc come Leopoldo Elia e Giovanni Consola, ha imparato a connettere esteri e politica interna. Una lezione impartita da Parolin, direttore del collegio quando il premier era un giovane allievo, e che oggi sarà seduto al suo fianco.
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