Incontro di Santori&Co con l’imprenditore di Autostrade Benneton e il fotografo Toscani a Treviso: “Uno scambio stimolante di idee”.
C’era una volta una città, Treviso, un progetto creativo, il Fabrica, e un incontro molto particolare: quello tra un gruppo di protestanti (le Sardine), un fotografo (Oliviero Toscani) e l’imprenditore di Autostrade (Benetton). I quattro leader dissidenti, Mattia Santori, Andrea Garreffa, Roberto Morotti e Giulia Trappoloni, hanno incontrato gli studenti di questo centro fondato proprio da Benetton e Toscani e pensato per “accogliere i ragazzi di talento che sperimentano la comunicazione“. E di fatto in queste settimane proprio le sardine hanno “comunicato” sui social tutta la loro avversione contro il modello politico proposto dalla Lega e dal suo leader Matteo Salvini. “È stato uno scambio ed un confronto stimolante“, hanno commentato i 4.
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Il governatore dell’Emilia Romagna all’indomani delle elezioni a Otto e Mezzo su La7 ha detto: “Le Sardine dovranno decidere che prospettiva darsi. Io ho parlato con Santori solo il giorno dopo le elezioni. Non hanno chiesto posti in giunta, per fortuna, e io non glieli ho offerti. Le Sardine – osserva Bonaccini – sono state capaci di portare tante persone in piazza, quando il Pd non riusciva più a farlo, e hanno chiesto una politica con toni diversi da quelli di Salvini. Ora dobbiamo sapergli dare quello che ci hanno chiesto“. Per questo risulta difficile capire il senso di tutto questo. Quali sono le nuove battaglie che intendono combattere?
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Oliviero Toscani sull’argomento si è esposto e ha detto: “Sono amici miei e di Fabrica. Abbiamo chiacchierato, ci hanno raccontato la loro esperienza, è stato uno scambio di pensieri e di ragionamenti. Qui ci sono ragazzi che vengono da ogni continente e sono curiosi di conoscere questo movimento”. “Noi siamo un centro apolitico, ma politico a modo nostro, proprio come loro. Sicuramente non siamo salvinisti, non abbiamo la cultura della violenza e siamo per l’inclusione e il rispetto. In Italia ultimamente ci sentivamo come rinchiusi in casa durante un terremoto, ma c’era tanta voglia di uscire, di tornare in piazza, liberi da quel terremoto politico che rappresentava tutto ciò che è contrario al mondo di Fabrica. Noi non siamo per prima gli italiani, noi siamo per prima l’umanità”.
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