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Cronaca

Coronavirus, crolla il settore del turismo

Una delle più gravi conseguenze dell’emergenza coronavirus è il crollo del settore turistico. Avrebbe dovuto essere l’anno del boom del turismo tra Italia e Cina: ora potrebbe essere un disastro.

Nel 2020 la Cina avrebbe potuto diventare il Paese con il numero più alto di turisti in giro per il mondo. L’Italia è il paese che finora ne accoglieva di più: 5,3 milioni quelli arrivati nel 2018. L’anno appena iniziato avrebbe dovuto essere quello dei numeri record: soltanto venti giorni fa i due Governi inauguravano  l’anno del turismo e della cultura Italia-Cina. Era prima dell’esplosione dell’emergenza virus: sembra una vita fa.

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La decisione di chiudere i voli da e per la Cina impone di rivedere tutte le previsioni: gli oltre 4 milioni di arrivi e i 700 milioni di incassi dai turisti cinesi stimati ora sono un sogno. L’aumento di  richieste ai tour operator cinesi del 50% diventano impossibili. Le centinaia di milioni di euro spese nelle città turistiche una vera e propria chimera.  La realtà parla di altro, adesso: i turisti cinesi stanno cancellando a ritmo forsennato le prenotazioni in Italia. Per esempio, soltanto a Firenze e provincia il calo previsto è compreso «tra le 200mila e 400mila presenze da ora a maggio», come spiega il presidente di Federalberghi Toscana Daniele Barbetti. Solo a Pisa, tanto per fare un esempio, si parla del 40% delle prenotazioni in meno. Nel frattempo i tour operatori cinesi corrono ai ripari: Trip.com, l’agenzia di viaggi più grande della Cina – circa 3oo milioni di clienti – ha iniziato a rimborsare biglietti e prenotazioni.

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Le istituzioni, impegnate fino ad ora all’aspetto sanitario, stanno provando a correre ai ripari: «Stiamo monitorando la situazione per capire insieme agli operatori di settore le varie criticità che si presentano. Anche perché il flusso degli arrivi di turisti cinesi in Italia può provenire da altri Paesi europei o convoli da altri scali», ha dichiarato il sottosegretario al Turismo, Lorenza Bonaccorsi.

C’è poi il dramma degli operatori della ristorazione. A partire da quella dei 5mila ristoranti cinesi che da giorni non lavorano più: «Si registra una perdita di fatturato del 70% che tradotta in valori assoluti significa meno di 2 milioni di euro al giorno» annuncia Fipe-Confcommercio. «Se a questo aggiungiamo i 500 mila euro che i turisti cinesi in Italia spendono ogni giorno per mangiare, la perdita è di 2,5 milioni euro».

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