I due primi malati della polmonite da coronavirus in Italia aprono le porte ad una nuova emergenza: la caccia agli altri “pazienti zero” che eventualmente siano attualmente in Italia. Magari inconsapevoli della loro condizione.
I primi due sono stati i turisti cinesi che si sono sentiti male a Roma: i “pazienti zero”, i primi in Italia. I primi malati che erano attesi, temuti, quasi esorcizzati. Ma l’avevano detto, i medici e le istituzioni sanitarie: è solo questione di tempo. Due turisti come tanti, che vediamo magari in comitiva. E che si sono ritrovati lontani da casa, durante una vacanza, ad essere colpiti dalla malattia del momento. Due persone non giovanissime: pare abbiano 67 anni lui e 66 anni lei. Sono arrivati in Italia giovedì scorso, aeroporto di Malpensa: con loro, ma non lo sapevano, il virus. In incubazione.
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Milano, poi Verona, poi Parma, alla fine Roma. Questo il percorso dei due turisti: nella capitale sono arrivati martedì sera, prendendo una stanza nell’hotel Palatino. Pieno centro di Roma, a due passi dai Fori Imperiali e dal Colosseo. Mercoledì l’uomo ha iniziato a stare male: tosse, malessere. La moglie tramite il centralino ha chiamato un’ambulanza, che ha portato entrambi all’ospedale Spallanzani. Lì la conferma: erano loro le prime vittime in Italia del coronavirus. Appena confermata la diagnosi, è partita immediatamente la caccia al contagio: le persone con cui la coppia abbia avuto dei contatti, durante il tour nelle città. Il personale dell’hotel Palatino li ricorda: persone riservate, che ogni volta che rientravano in albergo si rifugiavano immediatamente in stanza. Un bene, a posteriori. Ma è quasi certo che abbiano preso autobus, parlato con commessi di negozi, con baristi, camerieri, semplici passanti a cui chiedere informazioni. Immaginate l’ansia per chi, negli ultimi giorni, abbia avuto a che fare con dei turisti cinesi. Oppure gli ospiti dell’hotel Palatino: un incubo.
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Un gruppo di turisti americani sono molto preoccupati, nonostante le rassicurazioni delle guide turistiche: «Li abbiamo avvertiti che per il contagio ci vogliono diverse ore di contatto. Molti genitori hanno chiamato perché l’allarme si è diffuso, c’è un po’ di panico ma resistiamo». E poi, ci sono le altre città: a Verona sono stati fatti controlli nell’albergo in cui i due hanno trascorso la prima notte: non ci sarebbe nulla di preoccupante. I due avrebbero avuto a che fare soltanto con un dipendente della struttura, un breve dialogo: l’uomo ha dovuto sottoporsi alle procedure emergenziali previste dall’Istituto Superiore di Sanità. Nessun problema, da quel che emerge. Controlli – ovviamente – anche a Parma. Sulle tracce dei due pazienti zero, che al momento sono isolati all’interno dello Spallanzani: non si sa per quanto tempo ancora.