Antonio Ligabue ha vissuto nella sola maniera che conosceva, con un pennello stretto costantemente tra le sue mani rachitiche e tremolanti. Con la tavolozza colma di colori ha dato forma a mondi fantastici e sognanti. Adesso l’artista italiano, tra i più importanti esponenti del movimento naif del ventesimo secolo, sarà interpretato al cinema dall’attore romano Elio Germano.
Sarà Elio Germano ad interpretare nel nuovo film Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti la figura complessa e ambigua del pittore Antonio Ligabue, artista di cui l’Italia ha scoperto la grandezza solo dopo la sua morte, cacciato dalla Svizzera, suo Paese d’origine, agli inizi degli anni Venti. Quella di Ligabue fu una vita di sofferenze e privazioni, che ha segnato tanto la sua pittura quanto il suo corpo, sofferente e martoriato.
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La sofferenza di Antonio Ligabue
Dopo che la madre adottiva, una donna molto umile costretta a trasferirsi numerose volte a causa di varie (e spesso spiacevoli) vicissitudini, lo denunciò alle autorità locali svizzere per una lite domestica, il ventenne Antonio Ligabue fu rispedito a Gualtieri. Lì, in quel piccolo comune dell’Emilia Romagna che aveva dato i natali a suo padre biologico, il giovane pittore, senza un’istruzione appropriata e senza conoscere neanche una parola di italiano, si rifugiò in una capanna vicina al fiume, vivendo al freddo, patendo la fame e la tristezza di una esistenza tragica che ha cercato di esorcizzare sempre attraverso i suoi quadri.
La perfida gente del posto non vedeva di buon occhio quel ragazzino disturbato, rachitico e gobbo, tanto da soprannominarlo dispregiativamente “El Tudesc”, il tedesco. Ne deridevano l’aspetto, le capacità mentali compromesse dalla malattia e lo costringevano a sopportare a denti stretti le pesanti umiliazioni e i dispetti cattivissimi.
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La sua arte
Le sue fonti di ispirazione primaria erano i ricordi d’infanzia, i paesaggi che aveva attraversato, gli episodi quotidiani che aveva vissuto, i film che aveva visto, le cartoline che aveva scritto e i libri che aveva letto. Tutta questa esperienza personale divenne componente fondamentale del suo patrimonio iconografico.
A queste fonti di ispirazione, però, si associava anche una conoscenza più “colta” della storia dell’arte, acquisita da stampe o pubblicazioni. I suoi maestri in questo senso erano Vincent van Gogh, Gustav Klimt, gli avanguardisti come i “fauves” e gli espressionisti tedeschi. Ma parallelamente alla produzione pittorica, Ligabue si dedicò anche alla scultura. I soggetti delle opere scultoree (come quelli dei suoi quadri) erano quasi esclusivamente bestie e animali, nei quali il pittore si riconosceva.
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Il volto di Flavio Bucci
Prima di Elio Germano, il volto di Antonio Ligabue è stato per anni associato a quello di Flavio Bucci, attore feticcio di Elio Petri recentemente scomparso, che aveva interpretato il pittore in uno sceneggiato televisivo del 1977 diretto da Salvatore Nocita e trasmesso in tre puntate su quella che allora era la Rete 1. La serie andò in onda dal 22 novembre al 6 dicembre 1977, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico, che ricorderà per sempre Bucci come l’unico e solo Antonio Ligabue.
Fra gli altri interpreti del film tv figuravano anche anche l’attrice Pamela Villoresi e l’attore Renzo Palmer. Lo sceneggiato fu anche presentato, in una versione cinematografica ridotta, al Festival di Montréal, dove ottenne due premi: il Gran Premio delle Americhe e il Premio alla migliore interpretazione maschile.