In Toscana un migrante era stato cacciato dal centro di accoglienza che lo ospitava. Una decisione presa dalla prefettura di Firenze, fino al momento in cui però il Tar Toscana non ha ribaltato la decisione.
La storia arriva dalla provincia di Firenze, Figline Valdarno. Secondo il Tar della Toscana, una denuncia non è sufficiente perché un migrante perda la residenza e diritto di assistenza
La vicenda, riportata dal dorso locale de La Repubblica, vede protagonista un extracomunitario 20enne originario della Costa d’Avorio. Arrivato in Italia con un “viaggio della speranza”, il ragazzo è stato ospitato in un centro di accoglienza della Diaconia valdese a Figline Valdarno, in provincia di Firenze.
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L’aggressione di cui si è reso protagonista è datata giugno dell’anno scorso, quando l’africano – trovandosi alla stazione di Incisa Valdarno – è testimone di una discussione tra un controllore di Trenitalia e un gruppetto di migranti, pizzicati senza il biglietto a bordo del treno.
Secondo la versione dei fatti dell’ivoriano, lui stesso sarebbe intervenuto nel tentativo di placare gli animi; poco dopo, però, arrivano due agenti della polizia municipale a dare manforte al dipendente delle Ferrovie e il 20enne – alla pari di tutti gli altri – finisce nel verbale dei poliziotti, venendo identificato come uno dei violenti di quel gruppo di stranieri. Una sorta di sfortunato evento dunque.
Pochi giorni dopo, allora, il migrante finisce per essere denunciato per i reati di violenza o minacce e resistenza a pubblico ufficiale, e per un’aggressione alla quale nega però di aver preso parte.
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Si arriva così al 23 settembre, quando il giovane riceva una lettera dalla prefettura di Firenze: a causa del suo comportamento “in evidente contrasto con le basilari regole del vivere civile”, gli viene revocato il diritto all’accoglienza.
Il diretto interessato, difeso dagli avvocati Amelia Vetrone e Carlo Ambrogi, fa ricorso al Tar e vince. Il giovane ha ritenuto, a ragion veduta, che gli fossero stati attribuiti capi d’imputazione riesistenti.
Secondo i giudici però non è l’insussistenza del reato a riabilitare il giovane. Infatti, secondo le toghe del Tar, “solo” una denuncia non può bastare per renderlo colpevole e il giudizio della prefettura fiorentina sarebbe stato “frettoloso e sommario”.
Nella sentenza, le toghe scrivono: “Non esiste una responsabilità presunta. Essa deve essere accertata mediante i gradi di giudizio necessari. Revocare le misure di assistenza sulla base di una valutazione presuntiva (e non di fatto o accertata dal diritto), significherebbe anticipare la condanna e la pena (perdita della propria dignità) per l’odierno ricorrente”.
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