Nonostante la pesante accusa, i parrocchiani di Aulla prendono le difese di padre Gilioli e del suo gruppo: “Siamo dalla loro parte, speriamo che la giustizia faccia il suo corso”.
Ieri pomeriggio, nella chiesa del Groppino di Aulla – provincia di Massa Carrara – si è regolarmente celebrata la messa, dedicata a S.Giovanni Bosco. Un momento di vita parrocchiale come tanti altri, quasi come se le vicende che hanno coinvolto alcuni membri della comunità religiosa – e parliamo di inchieste per violenze sessuali e di gruppo – non fossero mai accadute. Al termine della celebrazione alcune fedeli hanno preso le difese del gruppo che vive da tempo ad Aulla: i “Discepoli dell’Annunciazione”, una fondazione che è stata ufficialmente sciolta dal Vaticano. Al centro di tutta la storia don Giglio Gilioli, 73 anni. Ad Aulla è una figura nota da tempo.
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Gli abusi al centro dell’inchiesta sarebbero avvenuti a Prato nel periodo compreso tra il 2009 al 2012. Tutto è partito dalla denuncia di due fratelli che all’epoca dei fatti erano minorenni. L’inchiesta della procura di Prato ha puntato dritto alle attività dei “Discepoli dell’Annunciazione”, fondazione creata e gestita da don Giglio Gilioli.
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Al termine della messa i sacerdoti sono rientrati nella casa che si trova accanto alla chiesa e non hanno voluto commentare le vicende penali. “E’ un momento delicato – ha detto uno di loro quasi a bassa voce – preferiamo non dire nulla”. I parrocchiani sono comunque propensi a fidarsi: “Noi siamo dalla loro parte – hanno detto – speriamo che la giustizia faccia il suo corso e ci dia ragione”.