Il numero delle vittime in Cina è salito a 170. 6078 i casi di contagio accertati: più dell’epidemia di Sars del 2003. Martedì si sono registrati meno contagi rispetto a lunedì: c’è forse un rallentamento?
In caso di epidemie, i numeri sono importanti: per capirne la portata, fare raffronti ed immaginare conseguenze. Al momento le vittime del coronavirus cinese che dall’inizio dell’anno sta tenendo con il fiato sospeso tutto il mondo sono arrivate a quota 170: meno di quelli causati dalla Sars nel 2002/2003. Allora le vittime furono 349. I contagiati, però, sono di più: siamo a quota 6078, l’epidemia di Sars si fermò a 5327. Una statistica, quella dei contagiati, che è sempre stata in crescita fino a l’altro ieri: la giornata di martedì è stata infatti segnata da un decremento del numero dei nuovi malati rispetto al giorno prima.
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Una buona notizia, forse, che andrà confermata dai dati in arrivo: in Cina, comunque, sono ancora 9.239 i casi sospetti tenuti sotto osservazione. Ci sono anche le persone che si sono salvate e ne sono uscite: sono 103, già dimessi dall’ospedale. Piccole notizie che rincuorano e danno speranza. La zona più interessata dai nuovi casi segnalati è ovviamente la regione dell’Hubei, con al centro la città di Wuhan: è quello il focolaio dell’infezione, è da li che arriva il numero maggiore di infetti. Una zona trasformata in gigantesca area di quarantena: decine di migliaia di persone bloccate nelle loro case. Un contenimento forzato del virus che potrebbe risultare decisivo.
Ma nuovi casi si registrano anche in altre parti del mondo: il Tibet ha annunciato il suo primo malato. Quinto caso di contagio confermato intanto dalla Francia: sarebbe la figlia di una delle persone precedentemente ammalate. Negativo invece il test effettuato a Napoli – ospedale Cotugno a un cittadino cinese di 28 anni ricoverato da martedì: non è coronavirus. Lo ha confermato il ministero della Salute dopo le analisi. L’uomo, arrivato nove giorni fa dalla provincia di Hubei, era in viaggio di nozze.
Fino ad ora tutti i casi sospetti registrati in Italia si sono rivelati – per fortuna – falsi allarmi. La procedura, nel caso di positività, è comunque definita: il paziente dovrà essere ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale della città o della regione in cui si verifica il caso. Se intervengono complicanze, è previsto il trasferimento allo Spallanzani di Roma o al Sacco di Milano.
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Oggi partirà il volo di rimpatrio che preleverà gli italiani che erano bloccati a Wuhan. Il volo avrà a bordo personale medico specializzato. All’arrivo in Italia le persone rimpatriate non saranno messe automaticamente in quarantena, ma sarà valutata la situazione caso per caso. Se necessario, è prevista una “quarantena” di 14 giorni in una struttura militare. Da Wuhan, in ogni caso, potranno partire solo dopo una visita medica che escluda problemi.
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