Coronavirus, gli effetti sull’economia: Toyota prende una decisione importante

Stop alla produzione in Cina fino al 9 febbraio da parte del colosso delle automobili. Non solo Toyota prende contromisure per il 2019-nCoV. I contagi però rallentano.

Il Coronavirus continua a mietere delle vittime importanti. Questa volta, però, non parliamo di persone contagiate o di Paesi che annunciano stati di allarme. Come nel caso del sospetto di contagio in Italia, dove una donna di origini cinesi a Pistoia ha resi noti sintomi simili a quelli del 2019-nCoV. Questa volta, a essere colpita è l’economia mondiale, in particolare uno dei colossi del mercato orientale.

Stiamo parlando di Toyota, società tra le più importanti nel mercato motoristico su scala mondiale. L’annuncio è stato dato dalla società nelle scorse ore. Si tratta dell’interruzione della produzione in Cina fino al 9 febbraio prossimo. Il timore della diffusione del Coronavirus, dunque, condiziona l’operato di una delle società di punta del proprio settore. E il comunicato diffuso dai vertici di Toyota appare abbastanza chiaro, sia nella forma che nel contenuto, in merito alla decisione presa in queste ore.

Coronavirus, proseguono i controlli in Asia – meteoweek.com

Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, a partire dal 29 gennaio, abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio. Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio“. Il comunicato è stato reso noto da Maki Niimi, portavoce di Toyota. Nella nota si legge dunque che il 10 febbraio ci sarà un aggiornamento della decisione legata al Coronavirus, e non una regola ripresa delle operazioni in Cina.

Non interviene solo Toyota

Nel frattempo altre aziende di punta nell’economia mondiale hanno preso delle decisioni chiaramente influenzate dalla diffusione del 2019-nCoV. Come British Airways, che ha sospeso tutti i voli da e per la Cina, fino a data da destinarsi. O come Starbucks, che ha annunciato la chiusura temporanea di circa metà dei propri punti vendita nel Paese, con un inevitabile impatto sul proprio fatturato.

Francesco Cammuca

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