Non si arresta la diffusione del coronavirus, e oltre a nuovi decessi in Cina aumentano anche i casi di contagio in altri paesi del mondo. A seguito di tali sviluppi, la Oms ha dichiarato degli “sviluppi preoccupanti”, che si ripercuotono globalmente su più fronti.
L’epidemia da coronavirus sta provocando dei risvolti molto seri, in diversi paesi del mondo. Il crollo della Borsa di Hong Kong, il blocco temporaneo della produzione di Toyota in Cina, il blocco dei voli verso la Cina da parte di British Airways, Iberia e Lufthansa, e l’approdo del virus anche in Germania e negli Emirati Arabi. Segnali molto preoccupanti, che portano l’Organizzazione Mondiale per la Sanità a riunirsi domani il comitato di emergenza.
Secondo quanto riportato dall’ultimo aggiornamento della notte scorsa, in Cina l’epidemia di coronavirus ha già superato la diffusione della sindrome di Sars del lontano 2003. Al momento, dunque, sono 5974 i casi confermati (erano 5327, invece, quelli provocati dalla Sars in ben nove mesi), e i decessi salgono a 132.
Oltre ai nuovi casi di contagio in Germania, nell’area bavarese, è stato inoltre confermato l’approdo del virus anche negli Emirati Arabi, con un caso registrato. E parte, allora, la proposta del premier australiano Scott Morrison, che lasciato perplessa l’opinione pubblica: mandare gli australiani di ritorni da Wuhan in quarantena su un isola-lager.
Sono già in atto le misure di rimpatrio dei cittadini stranieri residenti a Wuhan. Nel corso della notte, hanno lasciato il suolo cinese i primi aerei: il primo di questi è stato quello americano, con a bordo i diplomatici del consolato e alcuni cittadini. Il volo farà scalo in Alaska, per poi atterrare a San Francisco. Il secondo aereo è stato invece quello giapponese, che ha portato a destinazione ben 200 persone.
Anche la Francia invierà presto due voli charter per permettere ai connazionali di ritornare in patria. In uno di questi voleranno 250 cittadini, mentre il secondo (previsto “in settimana”) si occuperà del rimpatrio di 100 cittadini europei, nei quali potrebbe essere incluso anche qualche italiano.
“Stiamo lavorando perché un volo parta domani e provi a raccogliere i 60 italiani che vivono lì e chiedono di poter rientrare da Wuhan”, dichiara il ministro della Salute Roberto Speranza, durante la registrazione di una puntata di Porta a Porta. “La situazione è molto seria e non può essere sottovalutata. Bisogna tenere alta l’attenzione ma non bisogna fare allarmismo. Ho chiesto una riunione urgente dei ministri europei perché anche gli altri paesi facciano altrettanto, ma stiamo parlando di nove casi in tutta Europa, non bisogna fare allarmismo”, ha spiegato Speranza.
Poco prima dell’intervento del ministro, però, si era espresso anche il viceministro Pierpaolo Sileri. Intervistato da Radio Radio, Sileri aveva infatti annunciato: “Stiamo lavorando per essere pronti al rimpatrio entro 48/72 ore. Saranno una cinquantina gli italiani che torneranno in Italia. L’ipotesi di lavoro è quella di un atterraggio a due giorni da oggi di un aereo civile sotto l’egida militare”.
“Stiamo valutando dove far proseguire la quarantena che certamente ci sarà, limitata ad un quindicina di giorni, che è il periodo d’incubazione del virus”, aveva infine concluso il viceministro. Saranno circa una cinquantina gli italiani che torneranno in Italia, poiché non tutti hanno intenzione di lasciare la città focolare del virus: alcuni di loro, infatti, hanno famiglia, e i loro compagni (e figli) non sono autorizzati a lasciare il paese.
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