Da sei giorni all’obitorio, nessuno ha chiesto la salma. L’ultima visita del sindaco

Una storia triste, di chi è stato dimenticato. Di chi aveva nel comune, l’unico alleato: l’unico che aveva offerto a Federico un tetto.

Nessuno reclama la salma, l’ex volto della piazza rischia di restare dimenticato in obitorio. “Siamo costretti a tenerlo qui”, fanno sapere gli addetti ai lavori.

La storia

E’ ormai da sei giorni all’obitorio dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, nessuno ha cercato Federico Gasparini.

«Nessuno si è fatto avanti: né familiari, né agenzie funebri per organizzare il funerale. Non possiamo fare altro che tenerlo qui» spiegano al telefono gli incaricati del servizio. É morto in completa solitudine, afflitto da dolori fortissimi, gonfio per l’assunzione costante di medicinali. Una morte dolorsa e opaca, che pone termine a un’esistenza non esente da problemi e errori. Ma che lascia un velo di amarezza. Aveva 65 anni l’ex volto noto della piazza, spentosi martedì scorso nella sua abitazione per cause ancora da accertare.

Da tempo Federico viveva in una casa messa a disposizione dal Comune, ridotto in completa povertà e sostenuto solo grazie ai servizi sociali. Proprio per questo l’uomo non sarà lasciato senza sepoltura. «Ci stiamo già muovendo per capire se abbia qualche consanguineo -conferma il sindaco Mario Conte- perchè questa è la prassi. Ma se non emergerà nulla, attiveremo il cosiddetto fondo di povertà per dare una giusta sepoltura a Gasparini. Questa mattina parlerò con gli assistenti sociali per capire se la ricerca sia stata attivata: un paio di giorni e potremo procedere. Conoscevamo la sua situazione: era seguito da tempo».

 

Una gioventù brillante, che ha smesso di splendere

La gioventù dorata tra vip, vacanze costose e buona società. Il rapporto strettissimo con la madre, gli anni del liceo al Canova, le sciarade tra Jesolo e Ibiza. Poi, una situazione lavorativa sempre più precaria e infine la discesa, acuita dall’incidente in moto nel 2009 e dalla perdita della madre. Da tempo Gasparini viveva solo con Jack il meticcio incontrato in una notte di Natale che era diventato la sua famiglia. Gli amici lo avevano sostenuto come potevano, ma è difficile star vicino a chi non sa aiutare se stesso. Fede Gasparini in vita non è stato un santo.

Negli ultimi anni, ridotto sul lastrico, era stato preso in carico dai servizi sociali. Aveva ottenuto una casa a Santa Bona e l’assistenza domiciliare completa. Nonostante questo, poco tempo fa, era stato invischiato in una truffa: aveva attivato un raccolta fondi per un malato senza il suo consenso. Le autorità erano intervenute, volevano capire in quali mani fossero finiti quei soldi. Non erano stati gli unici problemi con la giustizia. Purtroppo Fede sembrava avere un talento per mettersi nei guai. E nonostante questo l’uomo continuava ad essere aiutato dal Comune. Anche se spesso usciva con post polemici sulla qualità della spesa che gli veniva consegnata o sul trattamento degli assistenti sociali.

 

Le parole del sindaco, Mario Conte

«Sono stato personalmente a casa sua – conferma il sindaco Mario Conte – volevo rendermi conto delle sue condizioni. E rispondere, con la presenza, ad alcune sue uscite contro il sistema. Era sofferente, senza dubbio.

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Io stesso l’ho trovato a letto con il busto. Per questo l’abbiamo sempre aiutato. Era sostenuto dall’amministrazione». Il dolore non gli dava tregua, ma l’uomo aveva anche bisogno del conforto degli altri. «Negli ultimi mesi era davvero irriconoscibile, incredibile pensare possa aver avuto una debacle così evidente» ricordano con tristezza alcuni coetanei. La notizia della morte di Gasparini sta facendo il giro della città. E l’ex gruppo della piazza, colpito dal triste e solitario finale, stava anche immaginando di avviare una colletta per le esequie. «Non ce ne sarà bisogno -frena però Conte- non appena avremo appurato che non ci sono parenti in grado di prendere in carico il funerale, l’amministrazione garantirà l’ultimo saluto a questo nostro sfortunato concittadino».

 

 

 

 

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