Il governo cinese ha esteso il cordone sanitario a 56 milioni di persone: si cerca di contenere il contagio. Previste misure emergenziali: chiusi collegamenti del trasporto pubblico e autostradale. Il presidente Xi Jinping è preoccupato: “L’epidemia accelera ma possiamo farcela”.
Cresce la preoccupazione per il contagio del coronavirus esploso in Cina e che si sta diffondendo in tutto il mondo. Dopo lo stato di emergenza dichiarato questa mattina da Hong Kong, anche il governo cinese ha deciso di incrementare il livello di sicurezza già comunque elevato nella città di Wuhan e nelle aree limitrofe. Dopo la stretta sui viaggi turistici, è stato ulteriormente esteso il cordone sanitario nel tentativo di circoscrivere l’epidemia. A comunicarlo sono direttamente le autorità cinesi, che hanno anche rappresentato la vastità dei provvedimenti adottati: sono 56 milioni le persone che sono state “incluse” all’interno del cordone sanitario. Di fatto, una quarantena. Pechino ha anche iniziato ad applicare misure ferree a livello nazionale per identificare i casi sospetti nei luoghi pubblici: il significativo aumento di vittime e contagiati ha spinto il governo cinese a cambiare passo: sperando che non sia tardi.
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La preoccupazione è alle stelle: lo stesso presidente cinese non nasconde il timore. “L’epidemia accelera, la situazione è grave ma possiamo farcela” ha dichiarato Xi Jinping. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno avviato un’operazione per far evacuare i propri diplomatici e tutti i cittadini americani da Wuhan. Lo riferisce il Wall Street Journal. Nella città ci sarebbero circa mille statunitensi: le autorità le stanno contattando per organizzare il rimpatrio.
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Inizia a prendere piede intanto una inquietante ipotesi sull’origine del virus: tutto avrebbe avuto origine in un laboratorio militare di Wuhan. Secondo Dany Shoham, un ex ufficiale israeliano esperto di guerra batteriologica, nella città da cui è iniziato il contagio ci sarebbe un laboratorio dedicato al programma segreto di armi chimiche portato avanti da Pechino, l’unico del Paese ritenuto sicuro per lo studio di virus mortali.