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Cronaca

Scritta chock a casa del figlio di un’ex deportata: cosa è successo?

Una scritta antisemita è comparsa sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944.

La scritta antisemita comparsa sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944, una delle grandi voci dell’orrore dei lager, 24 gennaio 2020. La scritta “Juden hier”, “qui ci sono ebrei”, come nelle città tedesche durante il nazismo, è comparsa nella notte appena trascorsa a Mondovì (Cuneo) sulla porta della casa dove la donna ha vissuto sino alla morte, nel 1996. La via dove sorge la casa è stata intitolata proprio alla Rolfi pochi anni fa. ANSA/ RAFFAELE SASSO

Grande sgomento nella cittadina di Mondovì, dove è comparsa una scritta antisemita sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944. All’entrata dell’abitazione si legge: “Juden hier”, “qui ci sono ebrei”, come nelle città tedesche durante il nazismo. Sembra di essere tornati indietro di anni. Un evento deprecabile, una scritta insensata.

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L’atto di vandalismo è comparso nella notte appena trascorsa a Mondovì (Cuneo) sulla porta della casa dove la donna ha vissuto sino alla morte, nel 1996. La via dove sorge la casa è stata intitolata proprio alla Rolfi pochi anni fa.I proprietari dell’abitazione hanno denunciato l’episodio ai carabinieri e poi lo hanno diffuso sui social network. Le forze dell’ordine indagano sull’accaduto.

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Lidia Beccaria Rolfi lavorò per l’Istituto Storico per la Resistenza di Cuneo e per l’Associazione nazionale ex deportati. Nel ’78 scrisse ‘Le donne di Ravensbrück’, prima opera in italiano sulla deportazione femminile nei campi di concentramento della Germania nazista. Nel ’97 uscì (postumo) ‘Il futuro spezzato’, un saggio sull’infanzia durante la dittatura, con l’introduzione di Primo Levi. “La scritta “Juden Hier” (‘qui c’è un ebreo’) apparsa a Mondovì sulla porta di casa dove ha vissuto Lidia Beccaria Rolfi, deportata politica, e dove oggi vive il figlio, è un segnale gravissimo di intolleranza e provocazione proprio nei giorni in cui ricordiamo la Shoah“, ha fatto sapere Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo.

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