L’Italia torna, finalmente, a parlare del mondo. E lo fa per voce del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.
Sassoli è intervenuto sulle politiche economiche statunitensi, richiamando gli Usa ad una più accurata imposizione dei dazi. La poltica di scontro che ha caratterizzato gli Stati Uniti fino ad oggi non ha fatto altro che incattivire i rapporti con gli altri paesi.
L’intervento di Sassoli
Alle politiche economiche Usa “la piazza europea può rispondere in maniera vigorosa, dazio chiama dazio”. Questo il commento del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, a margine della presentazione del ‘Manifesto di Assisi‘ contro la crisi climatica. Tuttavia, ha sottolineato, “mi auguro che libero scambio e accordi commerciali prevalgano e che prevalga la ragionevolezza. Abbiamo bisogno di un mondo che dialoghi di più”.
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Una questione già affrontata
Sul tema dei dazi Sassoli era intervenuto già a fine anno, quando ad inizio dicembre aveva pubblicamente affrontato il tema. Ai microfoni di Sky Tg 24 Mondo il Presidente del Parlamento europeo aveva spiegato come quello dei dazi “non è un modo di ragionare che ci piace, soprattutto con chi è stato un nostro partner per tanti anni.
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Non ci piace questo modo così aggressivo e allo stesso tempo abbiamo da mettere sul tavolo alcuni principi che per noi sono irrinunciabili: le tasse si pagano dove si fanno i profitti e noi vogliamo regolare un mondo in cui le tasse si pagano dove si fanno i profitti”.In quell’occasione si trovava a commentare la minaccia del Presidente Usa Donald Trump di prevedere altre accise in caso venisse approvata in alcuni Paesi europei la digital tax.
“I dazi – spiegò in quell’occasione Sassoli – creeranno tensioni inutili, non serviranno ad accrescere Europa e Stati Uniti e soprattutto a fare in modo che Europa e Stati Uniti siano regolatori del mondo globale, o meglio possano aiutare il mondo globale ad avere delle regole. Vedremo alla fine della visita del Presidente Trump in Europa quale sarà la risposta che altre istituzioni daranno. Come Parlamento posso dire che abbiamo la necessità di non rinunciare alla nostra identità”.