Digiuno per Salvini. La Lega lancia il movimento di solidarietà in sostegno del suo leader, dopo che la commissione giustizia della camera ha autorizzato il Tribunale dei Ministri di Catania a procedere nei confronti di Matteo Salvini
Il voto positivo sul caso Gregoretti è arrivato attraverso il sostegno proprio dei deputati leghisti, che su appello del loro leader hanno dato l’autorizzazione a portare in Parlamento la questione.
Digiuno per Salvini
Salvini ha lanciato una nuova, vecchia protesta. Al pari del miglior Pannella, da oggi c’è chi «comincerà un digiuno di solidarietà e di protesta». Lo inizierà anche leader leghista naturalmente: «È dura, dovrò evitare tortellini e lasagne. Ma farà bene anche a me». Da ieri, infatti, è online il sito digiunopersalvini.it. In cui si spiega: «Caso Gregoretti, Matteo Salvini rischia la galera per aver difeso la Patria! Io sto con lui e digiunerò per un giorno in segno di solidarietà». Seguono i nomi di coloro che hanno aderito. Per farlo è necessario riempire un questionario abbastanza dettagliato con tanto di numero di cellulare. Al di là e prima del processo, ci sono le elezioni in Emilia-Romagna.
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E a chi gli chiede se prevede di andare presto a Palazzo Chigi, Salvini spiega: «Lo ha detto anche Graziano Delrio sul Corriere. È chiaro che per il Partito democratico perdere qui è perdere in casa, è come se la Lega perdesse in Veneto. Mi concentro sul Pd perché io vi dico che i Cinque Stelle non andranno oltre il 5 o il 6 per cento. Sia in Emila-Romagna che in Calabria». E in «Emilia si vince. Ma non fatemi dare i numeri». Resta da capire se ci sarà un finale di campagna del centrodestra. Di certo, Giorgia Meloni ha proposto al leader leghista un’iniziativa comune per venerdì. Ma una risposta ancora non c’è stata. Da segnalare, due novità nel variegato guardaroba del leader leghista, che da ieri include due nuovi capi. Un cappellino in maglia con la scritta Goro e il giubbotto del locale Consorzio dei pescatori di vongole.
I fatti
Salvini è ora pronto a tutto. A «portare in tribunale Giuseppe Conte e Luigi Di Maio». A farsi difendere «da cinquecento o mille avvocati». Persino a «una giornata di digiuno». È vero: nella surreale vicenda della nave Gregoretti, la sua linea è probabilmente stata ondivaga. All’inizio aveva infatti inviato alla Giunta per le immunità ampia documentazione per dire non soltanto che non c’era reato nell’aver bloccato lo sbarco dei migranti nel porto di Augusta.
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Ma soprattutto, che il governo non era affatto all’oscuro di quanto lui stesse facendo da ministro dell’Interno. Poi, però, ha cambiato idea. E sul palco di Maranello aveva lanciato la nuova linea: «Processatemi. Ma fatelo in un tribunale grande, perché sarà un processo alla maggioranza degli italiani». Salvini ha cambiato idea per il motivo semplice semplice che lui stesso in questi giorni ha ripetuto a chi glielo chiedeva: «Tanto con il voto in Aula mi avrebbero spedito a processo lo stesso». Il 17 febbraio, infatti, sarà l’aula di Palazzo Madama a dover decidere se confermare o meno il responso della Giunta.