L’amica geniale – Storia del nuovo cognome | La recensione della nuova serie

Nella seconda stagione de L’amica geniale, tratta dal secondo volume dei romanzi della Ferrante dal titolo Storia del nuovo cognome, Lila (Gaia Girace) ed Elena (Margherita Mazzucco) sono due adolescenti alle prese con percorsi molto diversi ma figli di una stessa difficoltà di emancipazione. Saverio Costanzo ancora una volta è alla regia ma cede per due puntate (4° e 5° episodio) il timone alla collega Alice Rohrwacher, dando vita a una co-produzione seriale di grande livello e diretta da due grandi autori di cinema internazionale.

L’amica geniale, due facce della stessa medaglia

Lila ed Elena (detta Lenù) sono cresciute, e ora sono due adolescenti in cerca del proprio posto nel mondo. E se Lila deve già affrontare tutte le difficoltà di un mondo adulto (e maschile), dal momento che è precocemente convolata a nozze con uno degli uomini più benestanti del rione Stefano Carracci, Elena invece prosegue il suo percorso di studi e di presa di coscienza del disordinato mondo che la circonda. Per entrambe, però, quel Rione così piccolo, pieno di complessità e compromessi, inizia a stare davvero stretto.

Da una parte la bellezza esuberante e l’intelligenza ribelle di Lila, dall’altra la bellezza dimessa e l’intelligenza sempre rispettosa di ruoli e regole di Elena, in questa stagione si mescolano e si scontrano anche a causa della presenza “turbativa” di un personaggio maschile (ovvero l’intellettuale guerrigliero Nino Sarratore) che in qualche modo scardinerà e rinnoverà il rapporto tra le due amiche. Ma le due ragazze, simili e profondamente diverse, continuano a essere sempre e comunque due facce di una stessa medaglia, due modi di essere donna e in strenua opposizione agli ideali prestabiliti, alle apparenze e alla convenzioni in un sud Italia (con questa seconda stagione siamo arrivati negli anni ’60) in cui il ruolo della donna è sempre e solo riconosciuto in quanto “moglie di, figlia di”, e quasi sempre slegato a una propria connotazione personale.

L’amica geniale, una grande storia di formazione

In questa seconda stagione de L’amica geniale (Storia del nuovo cognome) – che andrà in onda in prima serata  con otto episodi da 50’ in prima visione mondiale su Rai1 a partire da lunedì 10 febbraio – questa grande produzione di serialità (che vede unite insieme forze produttive internazionali inclusa l’imponente HBO entertainment, e forte del successo della prima stagione vista da circa 7 milioni di spettatori per un 30% di share) alla sua seconda prova conferma la qualità e la cura attraverso cui lo scritto di Elena Ferrante è stato qui re-interpretato e adattato.

Storia di formazione per eccellenza e a cavallo di circa cinquant’anni di storia personale e italiana, L’amica geniale ritrova infatti sullo schermo gran parte delle fervide qualità che hanno decretato il successo dei romanzi. La veracità e la veridicità che emergono dal lavoro di ricostruzione degli ambienti, del clima rionale, e soprattutto dal rapporto simbiotico eppure su più fronti controverso delle due intense protagoniste, rispecchiano infatti con grande aderenza il clima “povero” e inquieto del sud Italia dell’epoca, intriso di malessere e voglia di emancipazione. Eppure, sarà proprio quel percorso pieno di inciampi e ostacoli che permetterà alle due amiche di scoprire rivalità e passioni, frustrazioni e aspirazioni, tratteggiando a tutto tondo una femminilità pioniera di lotta e auto-affermazione, una femminilità non più relegata al ruolo a priori impostole, ma sempre più forte del percorso (a fatica) intrapreso.

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L’amica geniale, Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher “duettano” alla regia

Sempre per la regia di Saverio Costanzo, ma con la mano femminile di Alice Rohrwacher che subentra a dirigere quarto e quinto episodio della stagione, ovvero le “scottanti” puntate ambientate a Ischia, L’amica geniale Storia del nuovo cognome prosegue il cammino delle due protagoniste in lotta tra di loro e con il mondo (in maniera diversa, ma per tanti versi uguale), verso un’emancipazione sociale e culturale, verso la volontà di essere quelle “piccole donne” indipendenti  capaci di realizzarsi altrove (Elena), o magari cambiare lo stato di cose dall’interno (Lila). Le due protagoniste interpretate da Margherita Mazzucco (Elena) e da Gaia Girace (Lila) vestono con aderenza i panni delle rispettive adolescenze di Elena e Lila.

E se nella presenza “dimessa”, timida, ma sempre determinante di Elena c’è tutto il cuore e la virtù di un voler andare avanti consci dei propri limiti ma anche dei propri talenti, nell’esuberanza spigolosa di Lila vive invece il carattere di una creatura indomabile, prestata al tempo di un’amicizia per rivelare le inquietudini profonde di un essere sé stessi costi quel che costi e a qualunque prezzo. Un’operazione produttiva di alto livello che sfrutta potenti mezzi (anche economici) per portare al grande pubblico una storia esemplare di formazione, in primis al femminile, e di fondamentale importanza, che rilancia il valore di un percorso lungo di impegno e sacrificio a scapito dello scatto breve con obiettivi e risultati (apparentemente) a portata di mano.

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