Il racconto dell’ex compagno della donna che si è data fuoco a Mestre: dalle accuse, allo stalking, una storia che ha dell’incredibile e che si conclude tristemente davanti ad un Tribunale.
La figlia viene dichiarata adottabile e lei si dà fuoco davanti al Tribunale: prima consegna un biglietto con delle accuse rivolte all’ex che oggi vuole parlare e raccontare la sua versione dei fatti al Corriere della Sera. La loro storia inizia nel 2010. Lui all’epoca è un 65enne del Trevigiano, sposato, per anni dipendente pubblico, lei è una donna arrivata dal Marocco in cerca di un’occupazione. Tra i due scocca la scintilla e iniziano una relazione clandestina ma dopo pochi mesi la donna rimane incinta. Nel 2011 nasce la loro bambina ma lui non la riconosce: «Le andavo a trovare, davo a lei dei soldi e la aiutavo in tutti i modi che potevo». «Tra me e la mamma però c’erano problemi. Quando andavo a trovarle mi cacciava e una volta è arrivata ad aggredirmi e ho dovuto chiamare la polizia». I rapporti si logorano al punto che un giorno la donna avrebbe deciso di trasferirsi nel Padovano e per farlo chiama una ditta per il trasloco. «Il giorno dopo è andata al Pronto soccorso dicendo che gli operai della ditta di traslochi avevano violentato la figlia. La bambina è stata visitata ed è emerso che non aveva subito alcuna violenza mentre a lei lo psichiatra ha diagnostico un disturbo di personalità. A quel punto sono stati allertati gli assistenti sociali ed è iniziato un iter di verifica della situazione in cui la piccola viveva».
Madre e figlia finiscono in una struttura protetta ma dopo un po’ la madre viene allontanata dalla figlia perché continuava ad avere problemi: «La mamma si è convinta che quella decisione fosse stata assunta per causa mia, per una pressione che io avrei esercitato in sede legale, ma non è così – ha raccontato l’uomo -. A quel punto era chiaro che le avrebbero tolto la patria potestà, per cui ho deciso di riconoscere la bambina in modo da avere voce in capitolo sul suo destino».
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Poi però sono iniziate accuse, minacce e stalking e l’uomo, secondo quanto riferisce ha dovuto abbandonare il suo piano. Poi la bambina è stata resa adottabile e la mamma non ha retto e si è data fuoco. Oggi lei è ricoverata in gravi condizioni e lui: «Ho chiesto al Tribunale di poter continuare a vederla anche quando sarà affidata alla sua nuova famiglia. Speriamo che me lo consentano. Mi dispiace per tutto quello che è successo. Spero di non ammalarmi anch’io, che già ho bisogno delle gocce per addormentarmi. Forse avrebbe potuto essere seguita diversamente, magari in una struttura adatta. Chissà».