La scena di Un Sacco Bello, la lite con il padre di lui definito “fascio”, resta uno dei momenti cult del cinema italiano.
Sicuramente Carlo Verdone all’epoca non pensava che quello che stava per girare sarebbe stato un film destinati a restare tra i più amati del cinema italiano. E probabilmente non immaginava che due o tre battute di Un Sacco Bello sarebbero rimaste immortali. E quella che forse era la più clamorosa di queste battute non era nemmeno la sua, ma della partner, Fiorenza, interpretata da una giovanissima Isabella De Bernardi.
“…A st****o, punto esclamativo”. Isabella-Fiorenza, compagna di Carletto, è ancora oggi simpaticamente perseguitata da quella battuta. “La gente mi riconosce o magari capisce dopo qualche tempo che mi conosce che sono proprio io quella del film e mi chiede di recitare la famosa battuta, anche solo per un video da pubblicare sui social. No all’epoca non avrei mai pensato che dopo così tanti anni sarebbe stato ancora così”.
Isabella oggi fa qualcosa di completamente diverso: è una delle apprezzata art director della grande agenzia pubblicitaria Young & Rubicam. Fa esattamente quello che avrebbe voluto fare lavorando nell’ambito creativo della grafica pubblicitaria.
Il marcato accento romanesco non l’ha abbandonata nonostante da tanti anni viva a Milano: “Girare Un Sacco Bello è stata una delle esperienze più belle e formative della mia vita – racconta oggi – all’epoca non sapevo che cosa avrei fatto della mia vita, ero in piena evoluzione e forse anche per questo oggi sono comunque contenta di come si è sviluppata la mia vita. Il personaggio di Fiorenza ebbe successo perché ho recitato davvero poco, Carlo era di fatto un amico di famiglia, mio papà era lo sceneggiatore del film e lavoravano insieme quasi tutti i giorni. Veniva a casa mia e mi disse che io sarei stata perfetta per il ruolo di Fiorenza. Alla fine quel personaggio ero io”.
Un’intuizione geniale perché Fiorenza, poche battute e moltissima mimica, passò alla storia oltre che quella esclamazione anche per la lite a casa del padre di Carletto, tassista che la ragazza si azzarda a definire “fascio” scatenando la risentita reazione del genitore interpretato da Mario Brega.
Quel film era anche il primo grande omaggio di Carlo Verdone a Roma, la sua città: “Credo che ne sia uscita un’immagine straordinaria, malinconica, bella e forte, era una città che forse oggi non c’è più e che aveva tanta poesia nostalgica. Un film potentissimo e vero sull’evoluzione di una generazione un po’ sbandata nel quale molti si riconoscevano: gente che ancora oggi a distanza di quarant’anni mi chiede di dire davanti al telefonino… A s*****i!”
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