Maurizio Landini: “Evidente che la Fornero ha aumentato le disegualianze”

Il leader della Cgil parla anche della riforma delle pensioni. “La riforma Fornero serviva a far quadrare i conti, non c’entra con la previdenza”, dichiara Landini.

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Maurizio Landini sferra un pesante attacco alle politiche pensionistiche attuate nel recente passato. Il leader della Cgil ha rilasciato un’intervista per La Stampa, in cui rende noto il proprio disappunto per la gestione degli ultimi anni. In particolare, nel mirino del sindacalista è finita la Legge Fornero. Secondo Landini, infatti, questo genere di riforma ha gravato tantissimo sul sistema pensionistico, mettendolo quasi in secondo piano.

Dunque arriva l’attacco da parte di uno dei capi sindacalisti nei confronti di una delle recenti riforme del lavoro. All’attacco si aggiunge anche un nuovo appuntamento in agenda, previsto per la prossima settimana. “La verità è che la riforma Fornero è stato un taglio drammatico per far quadrare i conti pubblici, non c’entrava con la previdenza. I soldi si possono andare a prendere altrove, e in tanti sistemi pensionistici europei anche la fiscalità generale contribuisce alla spesa previdenziale. Il 27 gennaio inizierà una trattativa su una riforma complessiva. Ci sono tutte le condizioni per fare un buon lavoro“.

I cinque punti di Landini

Occorre una vera riforma delle pensioni – prosegue Landini – . Perché è evidente a tutti che la legge Fornero ha aumentato le diseguaglianze e non ha risolto i problemi. Bisogna ricostruire un sistema pensionistico pubblico degno di questo nome. Primo, acceleriamo la commissione sulla separazione tra spesa previdenziale e assistenziale e quella sui lavori gravosi. Secondo, serve una pensione di garanzia per i giovani e per chi ha avuto lavori discontinui e precari. Terzo, bisogna riconoscere il lavoro di cura delle donne, che non si può trasformare in una tassa. Quarto, serve un meccanismo di uscita flessibile. Quinto, rivalutazione delle pensioni e legge sulla non autosufficienza. Proposte praticabili, e le risorse si possano trovare“.

Il leader della Cgil, inoltre, si scaglia contro il metodo del tutto contributivo. Questo metodo consente di anticipare il momento in cui si arriva alla pensione. In ogni caso, Landini si trova contro questo genere di pratica. “Questo metodo di pensionamento non funziona. Sarebbe un sistema molto penalizzante e un sistema pubblico deve contenere elementi solidali, come fa la piattaforma di Cgil-Cisl-Uil, che rivendica un’uscita flessibile a partire da 62 anni“.

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