Si beccano Bonafede e Salvini, dopo un anno l’uno al fianco dell’altro il leader della Lega affonda sul guardasigilli. Dagli scranni del movimento cinque stelle Bonafede inneggia al rispetto per la magistratura, negli ultimi temi finita nel mirino dell’ex Ministro degli Interni.
“Il rispetto per la magistratura, anche quando si fanno le critiche, è l’Abc della democrazia”. Lo afferma il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo l’attacco di Matteo Salvini ai “giudici di sinistra”. “Non mi interessa – riprende il guardasigilli – rispondere al leader leghista che è chiaramente alla disperata ricerca di polemiche. Voglio soltanto dargli un’informazione: i giudici lavorano già ogni giorno contro criminali e delinquenti”.
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Una querelle strana. Infatti quando alla guida del paese c’era il governo gialloverde, poco c’era voluto al leader leghista per avallare la riforma. La nuova legge sulla prescrizione è infatti entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno, in seguito alla decisione di comune accordo presa dai parlamentari leghisti e pentastellati.
Senza confini è invece la battaglia di Matteo Renzi, leader di Italia Viva. L’ex presidente del consiglio non accetta una riforma che a suo dire legittimerebbe l’azione legale in eterno. «Il Pd insegue il populismo giudiziario del M5S». Aveva attaccato così negli scorsi giorni il liberale di Firenze: la scissione tra i due partiti si è realmente consumata sulla prescrizione, proiettando ombre perfino sulla tenuta della maggioranza e del governo.
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Una tensione che era stata taciuta per settimane e che è esplosa prima di tutto in Commissione Giustizia alla Camera. La maggioranza boccia la proposta di legge del forzista Enrico Costa che stravolgerebbe la riforma Bonafede per lo stop alla prescrizione dopo il primo grado. Italia Viva, in nome del garantismo, ha votato con il centrodestra, come annunciato da tempo. M5s, Pd e Leu sono riusciti però a portare a casa il risultato con 23 a 22 solo grazie al voto inusuale della presidente della Commissione, la Cinquestelle Francesca Businarolo.
«Siamo rimasti fedeli alla legge Orlando, non è possibile che ci sia un processo senza fine», aveva spiegato in serata Renzi, evocando colui che fu suo ministro della Giustizia, ora vicesegretario dem.
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«Noi pensiamo che si possano evitare regali a Salvini e alla Meloni – commenta Orlando – e al contempo difendere le garanzie costituzionali». «Iv ha tenuto in Commissione un atteggiamento ambiguo – dice Walter Verini (Pd) -. Siamo andati a rimorchio della coerenza e del fatto che per la prima volta c’è l’occasione in questo Parlamento di discutere e di arrivare a tempi certi dei processi. Noi non voteremo mai con Salvini».
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