Paco Plaza torna alla regia di Occhio per Occhio, thriller morboso e paranoico disponibile su Netflix. Protagonista del film uno strepitoso Luis Tosar (Cella 211). Il film ha ottenuto 3 candidature ai premi Goya.
L’anziano signore della droga Antonio Padín viene fatto uscire di prigione a causa delle sue precarie condizioni di salute e affidato ad una struttura per malati terminali. Ormai vecchio, debole e malato, sceglie di sua spontanea volontà di vivere gli ultimi giorni in una residenza per anziani e non a casa sua, dove invece lo aspettano i due figli Toño e Kiko, spacciatori disprezzati dal loro stesso padre. Nella struttura Padín incontrerà Mario, capo infermiere dal passato misterioso che inizierà a sfogare la sua rabbia sul paziente.
C’è uno stranissimo filo che collega Paco Plaza al suo vecchio amico e collega Jaume Balagueró. I due hanno diretto insieme i due fenomeni horror Rec 1 e Rec 2 e poi hanno preso strade solo apparentemente diverse, ma che invece si sono incrociate più volte nel corso degli anni. Plaza ha continuato a lavorare sulla serie che lo aveva reso famoso, realizzando Rec 3 – La genesi, per poi dedicarsi all’horror di stampo sovrannaturale con Veronica del 2017. Balagueró, d’altro canto, non è rimasto a lungo lontano dalla serie Rec, per cui ha diretto il quarto capitolo, e si è concesso anche lui una incursione nel paranormale con il recente La Settima Musa.
Ma se c’è qualcosa che accomuna definitivamente la carriera dei due cineasti spagnoli è l’attore Luis Tosar, che nel 2011 era stato protagonista per Balagueró nel film Bed Time e ora è al servizio di Paco Plaza in Occhio per Occhio (disponibile su Netflix). Nel primo interpretava un amministratore di condominio che spiava la vita privata dei suoi residenti, provando segretamente piacere nell’infliggere loro dolore, e adesso interpreta un infermiere sadico che tortura un paziente che giudica come il male in persona.
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Quella di Paco Plaza è una telenovela dell’orrore, che stupisce per la cattiveria con cui tratta i suoi personaggi e per l’assoluta mancanza di redenzione. Sulle spalle di Tosar si regge tutto il film: è lui a dover far capire allo spettatore il conflitto del suo personaggio, costantemente diviso tra voglia di vendetta, il desiderio di vivere serenamente con la sua futura famiglia (la moglie aspetta un bambino) e il dovere di fare bene il proprio lavoro senza che esso venga penalizzato da questioni private.
Paco Plaza, che come il suo amico Balagueró non sembra avere intenzione di abbandonare il cinema di genere nel quale è nato, tiene le redini di una narrazione che sfrutta a suo vantaggio la propria prevedibilità.
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Ogni azione del protagonista ha una sua conseguenza facilmente intuibile che però viene costantemente ignorata. Tutto franerà come ci si aspetta e l’unico finale possibile è quello previsto da un destino inevitabile.
Nella routine di una morta somministrata a dosi giornaliere sta il senso di un film che non ha alcuna pretesa di sorprendere lo spettatore, ma la voglia di condurlo attraverso una strada che è già segnata e che non permette deviazioni fino alla fine.
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