Lo strano caso dei soldati Usa finiti in ospedale in ritardo dopo le esplosioni

Undici soldati americani sono stati ricoverati in ospedale dopo avere accusato sintomi di commozione cerebrale in seguito all’attacco missilistico iraniano.

Finiscono in ospedale solo un pò di giorni dopo l’attacco missilistico iraniano subìto. E tutti con una sospetta commozione cerebrale. Saranno i controlli medici a confermare o meno la diagnosi, eppure potrebbe nascondersi un altro segreto che il Pentagono terrebbe nascosto.  Sono per ora undici i soldati americani ricoverati dopo avere accusato malori.

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La notizia dei ricoveri è stata confermata alla Cnn dal capitano Bill Urban, portavoce del comando centrale degli Stati Uniti. Il Pentagono, all’indomani dell’attacco, aveva affermato che vi erano stati solo danni alle strutture, non alle persone.
“I sintomi sono emersi alcuni giorni dopo il fatto e sono stati trattati con abbondante cautela”, ha precisato Urban. Anche la coalizione anti-Isis aveva dichiarato in una nota che “mentre nessun membro del servizio americano è stato ucciso nell’attacco iraniano dell’8 gennaio alla base aerea di Al Asad, molti sono stati curati per sintomi di commozione cerebrale dall’esplosione e sono ancora in fase di valutazione”.

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Il portavoce del Pentagono ha precisato che otto persone sono state trasportate al Landstuhl Regional Medical Center in Germania e tre sono state inviate a Camp Arifjan in Kuwait per “accertamenti”. “La procedura standard – ha continuato il Pentagono – prevede che tutto il personale presente sul luogo di una esplosione venga sottoposto a screening per lesioni cerebrali traumatiche e, se è il caso, viene sottoposto ad un livello di assistenza più elevato”. Sarà, ma il mistero dei ‘ritardi’ resta.

 

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