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Cinema

Figli | conferenza stampa con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

Presentato oggi alla stampa Figli, scritto dal compianto Mattia Torre (autore teatrale, sceneggiatore e regista) in versione di monologo “I figli invecchiano” e poi interpretato – determinando un subitaneo successo di pubblico – da Valerio Mastandrea, e che qui diventa un film intenso ma leggero sulla vita di coppia e su una genitorialità difficile, messa in crisi dall’arrivo del secondo figlio.

Figli, ovvero una storia raccontata con il realismo e l’immaginazione giuste per farne un’opera intelligente e capace di raccontare il reale, è diretto da Giuseppe Bonito e interpretato (tra gli altri) da Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, alla loro prima volta insieme sul grande schermo.

Regista, attori (con il simpatico duetto tra gag e frecciatine di Cortellesi e Mastandrea) e produttori del film hanno presentato il film alla stampa romana, e spiegato come sia stato difficile prendere le redini di questo progetto dall’amico e collega Mattia Torre, per farlo diventare in un certo senso il film simbolo e di commiato di un grande sceneggiatore e artista del cinema, con una grande verve immaginifica, e molto amato da tutti.

D: parliamo di Mattia Torre, un artista che manca tantissimo agli amici e alle persone che lo hanno sfiorato professionalmente. Partire da un suo scritto e metterlo in scena, cosa ha significato per voi attori?

G. Bonito: Mattia manca tantissimo anche a me, e mi è mancato mentre giravo il film. È  successo tutto in maniera repentina e fu Mattia a chiamarmi, nel momento in cui comprese che fisicamente non ce la faceva più. Io pensavo di non farcela a fare questo film, ma Mattia aveva bisogno di un regista di “sostegno” e aveva pensato a me.

Questo è il mio secondo film e il mio primo  (Pulce non c’è) era un film drammatico, e io non ho figli, per cui per me era un po’ fantascienza affrontare un’opera del genere, e avevo molti dubbi. Però Mattia mi disse – non mi chiedere perché, ma a livello istintivo ho pensato a te -, e così ho accettato. Poi io lo avevo già aiutato precedentemente in Boris (la serie televisiva cult n.d.r.) e in La linea verticale (altra serie televisiva di grande successo), e anche il contatto istintivo che avevamo avuto su quei set mi ha poi aiutato a realizzare questo film.

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Figli | Paola Cortellesi: “É un film che parla di coppia e di amore”

D: Credo che questo film non parli solo di genitori, perché si parla dell’Italia, dei pensionati, è un film che ha  tante stratificazioni (come accade spesso nei testi di Mattia Torre). Paola e Valerio, voi che siete anche genitori, come avete vissuto questo film?

P. Cortellesi: Sì, questo film parla di tante cose. In primis di una coppia e di come mantenere un difficile equilibrio in una lunga relazione, e questo riguarda tutte le coppie con o senza figli. Poi, certo, l’arrivo di un secondo figlio con una bambina già grande che rivendica un po’ di attenzioni e altre cose, chiaramente spariglia le carte, crea molta confusione e una grande difficoltà per mantenere un equilibrio e venirsi incontro, che è il lavoro che costantemente fa una coppia per avere un rapporto saldo e vivo nel tempo. E poi è un film d’amore, parla dei percorsi che si fanno con o senza figli, e del lavoro certosino bisogna fare in una coppia per andare avanti e continuare a farlo insieme.

V. Mastandrea: Ehh, purtroppo, ha detto tutto quello che volevo dire! Però sono pronto ad altre domande… (Risate)

Figli | L’arte di resistere agli urti della vita

D: di tutti le esperienze vissute nel film (la pediatra, la terribile festa mascherata), qual è quella in cui vi siete riconosciuti o divertiti di più?

V. Mastandrea: Noi ci siamo riconosciuti in tante cose però nelle scene di dibattito e conflitto, lì abbiamo ritrovato delle cose che abbiamo vissuto entrambi. E credo che dentro questo film ci sia tutta la realtà di Mattia così come la sua ironia. Mattia racconta la realtà con sfrontatezza, stando a distanza ma affrontando le cose, e credo che in questo film ci sia molto del suo bagaglio emotivo e sentimentale. Il tutto mi ha fatto molto pensare a che grande fortuna ha avuto la gente a stare a contatto con quello che Mattia poteva dare e ricevere. Con tanti lui ha avuto un rapporto esclusivo e adesso ci sentiamo tutti più soli perché non possiamo condividere le cose che prima condividevamo con lui. E per ritornare alla domanda iniziale, questo non è un film che parla di figli e basta, ma parla piuttosto di come si può e si deve resistere agli urti della vita.

P. Cortellesi: Io mi sono ritrovata praticamente in tutto. Mattia ha una scrittura geniale perché è sempre riuscito a raccontare cose reali in maniera surreale. Io mi sono riconosciuta in tante manie e idiosincrasie di questi genitori che diventano pazzi perché devastati da un certo tipo di vita che viene in qualche modo imposta loro. E poi guardi alla realtà e attraverso l’ironia di Mattia ti senti alleggerito. E credo che in qualche modo sia stato tutto anche molto terapeutico.

D: Un film dal titolo Figli che esce in un momento in cui ci si lamenta perché di figli se ne fanno pochi. C’è una battuta di Valerio Aprea che dice “fare figli è una cazzata”. Vorrei sapere da Paola e Valerio perché, secondo loro, fare figli non è una cazzata.

V. Mastandrea: Anche se fossimo d’accordo con Aprea come potremmo dirlo? (Risate)

Nella nostra cultura la madre è vista come una benedizione, e quindi se diventi madre è scontato che devi rinunciare a tutto. Questa è la cultura da combattere e tutto cambierà quando penseremo a fare i figli in maniera naturale – perché essere madri o genitori non è il punto d’arrivo delle persone, è solo una fase d’accompagnamento verso la crescita, la vita, o anche verso la fine. Quindi, direi che non si tratta se sia una cazzata o meno, fare figli è semplicemente una cosa naturale, e non deve essere vissuta con tutte quelle aspettative che se vengono disattese poi si trasformano in problemi e frustrazioni. Quando ho iniziato a vivere la mia paternità come una cosa “difettosa”, ma piena d’amore, allora mi sono sentito meglio.

P. Cortellesi: Beh sì sono d’accordo, ha detto quello che avrei detto anche io, anche se io lo avrei detto in italiano. (Risate). Penso che abbiate comunque capito anche se lui parla questo strano idioma. Ha detto delle cose “giuste”, lo ripeto, sì, ha detto tutte cose “giuste”.

Figli | L’ottimismo di Mattia Torre

D: nel film Mattia Torre ci presenta tante soluzioni, ma alla fine sceglie di farvi interpretare quella più ottimistica. Forse il messaggio è che la scelta di combattere è difficile, ma si può fare.

V. Mastandrea: da come conoscevo Mattia (sia uomo che artista), non credo che avesse l’idea di mandare un messaggio al mondo. Però Mattia era un’ottimista, e anche nei sui pezzi teatrali e nelle letture che molti di noi hanno fatto e continueranno a fare c’è sempre una punta di ottimismo. L’amore che lui ha vissuto credo sia una delle cose più forti i questo film e non sappiamo in effetti quanto abbia pescato da sé e quanto volesse solo dire “si può fare, ma ovviamente ognuno faccia come crede”.

P. Cortellesi: Sì, in questa storia Mattia ha voluto raccontare del grande lavoro che si fa quando ne vale la pena. E in questo caso…ne valeva la pena.

 

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