Checco Zalone | Tolo Tolo e altri film | le ragioni del suo successo

È innegabile l’abilità di Luca Medici nell’aver creato una maschera cinematografica che non somiglia a nulla di quello che abbiamo imparato a conoscere in anni di commedie italiane. Analizziamo il successo di Checco Zalone nel dettaglio.

Una maschera, quella di Checco Zalone, che si fonda su di un senso di superiorità malcelato che gli rende difficile vivere con gli altri.

Checco Zalone, analisi del suo successo

Non c’è nulla di nuovo nel cinema di Luca Medici eppure tutto ciò che riguarda il personaggio di Checco Zalone attinge da un bacino (quello della bassezza umana) quasi inesauribile di spunti comici ma poco sfruttato dai suoi colleghi, le cui maschere sono sempre caratterizzate da un tratto distintivo che le rende immediatamente riconoscibili e non sono, come Zalone, archetipi in grado di essere adattati a personaggi sempre diversi in contesti differenti.

A ben pensarci, la formula dei primi quattro film di Checco Zalone, applicata pedissequamente anche al nuovo Tolo Tolo, è semplicissima ed essenziale: si comincia con uno spostamento (un viaggio o un trasferimento, volontario o forzato) e poi avviene l’incontro con una ragazza che diviene la ragione che muove ogni azione del protagonista e che lo catapulta da una situazione alla successiva.

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Checco Zalone, un cinema cominciato con Celentano

Tolo Tolo non è che un perfezionamento di quella formula (che nella sostanza rimane però invariata): le situazioni in cui si ritrova il protagonista non hanno nulla di ridicolo se analizzate in sé e stavolta Medici non si affida solo alla sua capacità di far ridere, ma lavora anche con la scrittura delle scene (lo “strappo” iniziale, ad esempio, con cui Checco Zalone viene proiettato direttamente in Africa).

È una idea di cinema che risale almeno agli anni ’70 (e che paradossalmente fu inaugurata da un non-attore, cioè Adriano Celentano) e che i film di Checco Zalone rinnovano, dimostrandone ancora oggi la buona tenuta. Sembra però che il personaggio di Zalone abbia una forza in più ed è quella ovviamente dell’attore che lo interpreta (che è anche l’autore che scrive le battute).

Medici ha capito infatti che non è tanto il repertorio di battute a contare (è sempre quello dai primi film) ma i bersagli sui quali utilizzarlo (che, ad esempio, è un trucco che non ha capito Antonio Albanese, il cui “mostro” cinematografico, Cetto La Qualunque, si è riproposto senza mai cambiare gli obiettivi della propria satira).

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Checco Zalone, la sfida di Tolo Tolo

Forse anche per questo un film come Tolo Tolo, cinematograficamente aderente ad una concezione di commedia vecchia di parecchi anni e che ripropone per l’ennesima volta quello stesso bagaglio di battute che ha reso famoso Checco Zalone, è sembrato un film così “dirompente”. Perché i bersagli della sua rivendicata alterità (che fa ridere perché rivendicata da un personaggio invece assolutamente medio) appartengono una categoria di persone che la commedia italiana solo ultimamente ha cominciato a prendere in considerazione (Contromano, Scappo a casa). E lo ha fatto in una maniera nuova: ovvero utilizzando su di loro lo stesso metro di piccineria applicato agli altri personaggi, riuscendo così a ridere anche su di loro (e non solo con loro). 

Tolo Tolo non cambierà il modo di fare commedia in Italia (ci stanno provando, in maniera più o meno convincente, Stasi e Fontana, i cui film fanno ridere anche attraverso il montaggio e il sonoro) ma è senza dubbio una evoluzione necessaria per un personaggio, quello di Checco Zalone, capace sempre di rinascere dalla sua ripetitività.

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