Il nuovo adattamento cinematografico di Piccole Donne diretto da Greta Gerwig offre un nuovo sguardo sul classico di Louisa May Alcott, a cui la regista statunitense si è approcciata da lettrice.
Greta Gerwig, identificatasi con l’autrice e con l’inarrestabile e determinata Jo (già alter ego della stessa Alcott nell’originale), dà ampio spazio al personaggio interpretato da Saoirse Ronan (già volto del successo indipendente Lady Bird) e fa ruotare attorno alle sue vicende l’intera narrazione.
Piccole Donne, una nuova rilettura
La nuova versione di Piccole Donne fornisce una lettura inedita di alcuni dei passaggi più “controversi” del libro originale, arrivando addirittura a rivalutare personaggi che nell’immaginario dei lettori incarnavano alcuni dei valori “negativi” in opposizione alle virtù della giovane scrittrice. È quello che è successo al personaggio di Amy March, reso su schermo da Florence Pugh (già volto di Midsommar).
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I notevoli commenti positivi postati su Twitter dagli spettatori, testimoniano come il film di Greta Gerwig abbia notevolmente contribuito a modificare la percezione che si aveva di quel personaggio, dovuta principalmente al momento nella storia in cui la ragazza decide di bruciare il manoscritto di Jo March per vendetta.
Piccole Donne, come è cambiata Amy
La struttura narrativa del nuovo Piccole Donne, che procede avanti e indietro nel tempo, relega quella scena che nei precedenti adattamenti aveva un’enfasi enorme ad un momento tra i tanti del passato delle due sorelle (molto diverse negli atteggiamenti e quindi spesso in contrasto).
Quel gesto di Amy non la condannerà per sempre e qui risiede la grande novità del film. Amy March non è più la semplice sorella gelosa, ma un personaggio con una propria complessità, le cui azioni non vanno giudicate aprioristicamente ma comprese come quelle di tutti gli altri personaggi.
Ma Greta Gerwig va addirittura oltre. Se nei precedenti adattamenti la giovane Amy era quella più materialista e venale, il pragmatismo che si opponeva al romantico idealismo di Jo, nel nuovo Piccole Donne le sue motivazioni vengono giustificate da un contesto economico-sociale finalmente approfondito.
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Attraverso un monologo scritto per Florence Pugh, lo spettatore capisce l’intelligenza di Amy, la sua abilità di scendere a compromessi per vivere serenamente in un periodo in cui le donne erano costrette a rinunciare a qualcosa per raggiungere i propri obiettivi (scegliere tra l’amore e l’indipendenza, tra il successo e la sicurezza).
Piccole Donne, un contesto sociale più approfondito
Amy spiega a Laurie (Timothée Chalamet) che il matrimonio con un uomo ricco è il solo modo per le donne del tempo di vivere finalmente in un mondo confortevole. Il film di Greta Gerwig mostra quindi di aver compreso le condizioni delle giovani protagoniste nella società in cui vivevano. Amy è un prodotto di quel tempo e di quel modo di pensare.
Sia lei che sua sorella Jo desiderano raggiungere i propri obiettivi, ma lo fanno con metodi diversi. Amy attraverso il pragmatismo, Jo attraverso la forza di volontà. Se Laurie inizialmente si innamora di Jo, lei rende molto chiaro fin da subito di non avere alcuna intenzione di sposarsi (e d’altronde Louisa May Alcott non si è mai sposata). E così anche il matrimonio tra Laure ed Amy assume un significato positivo, in linea con la volontà di chiudere con una nota positiva il film. Senza per questo risultare stucchevole.