Catanzaro, un magistrato è stato accusato di corruzione e arrestato. Sono scattati otto provvedimenti dei magistrati salernitani, e nella faccenda risultano coinvolti anche due avvocati.
Marco Petrini, magistrato in servizio alla Corte d’Appello di Catanzaro, insieme a due avvocati (uno del foro di Catanzaro e l’altro di Locri), è stato oggi arrestato dalla Guardia di Finanza in base alla disposizione della Dda di Salerno. In tutto, però, gli arrestati sono 8, e in totale sarebbero ben 16 gli indagati. L’accusa per tutte le persone coinvolte nell’inchiesta è di corruzione in atti giudiziari.
Secondo quanto riportato dalle fonti, le accuse al magistrato di Catanzaro riguarderebbero “azioni corruttive per far riottenere il vitalizio a un ex politico calabrese” e per “agevolare futuri avvocati per il superamento del concorso”. Sempre nell’ordinanza, è possibile poi leggere di “gamberi, vacanze in resort e champagne” e di ben “16 prestazioni sessuali in cambio di sentenze“. Gli inquirenti hanno inoltre riportato che il giudice veniva regolarmente stipendiato da un medico che voleva “garantirsi le sue funzioni”.
I destinatari dei provvedimenti sono otto, sette dei quali con custodia cautelare in carcere e uno ai domiciliari. Le indagini erano state già avviate nel 2018, coordinate dalla Dda di Salerno, e ad oggi hanno permesso di ricostruire una fitta rete di corruzione. Nell’abitazione del giudice sono stati tra l’altro trovati circa 6mila euro di mazzetta, chiusi in una busta.
Denaro contante, lusso e prestazioni sessuali erano diventata la tipica moneta di scambio per Marco Petrini, che li riceveva in cambio del suo intervento “per ottenere, in processi penali, civili e in cause tributarie sentenze o comunque provvedimenti favorevoli a terze persone concorrenti nel reato corruttivo”.
Sempre secondo quanto riportato da un comunicato, “in taluni casi i provvedimenti favorevoli richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai tribunali del distretto, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.
Nel corso delle verifiche eseguite sui conti correnti bancari riconducibili a Petrini, è stata rintracciata tutta una serie di “versamenti di somme in contante che, nell’anno 2018, ammontavano ad euro 20.400,00; dato quest’ultimo che, da subito appariva anomalo, visto che il Petrini, pubblico dipendente, riceve i propri emolumenti unicamente attraverso bonifici”.
Insieme al magistrato, sono finiti in manette anche Vincenzo Arcuri, Giuseppe Caligiuri, Luigi Falzetta, Emilio Santoro, Francesco Saraco e Giuseppe Tursi Prato. L’avvocato Marzia Tassone è invece agli arresti domiciliari, mentre sono in tutto 16 gli altri indagati.
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