Joseph Ratzinger, predecessore di papa Bergoglio, torna a parlare di sé e delle sue considerazioni sulla Chiesa cristiana, in un volume da lui scritto e curato che uscirà il prossimo 15 gennaio.
Mancano pochissimi giorni alla pubblicazione del libro scritto da Benedetto XVI. Il quotidiano francese Le Figaro ne ha anticipato alcuni stralci, condividendo con i lettori alcune dichiarazioni e confessioni che l’ex pontefice ha inserito nel volume.
Scritto a quattro mani con il cardinale Robert Sarah, “Dal profondo del nostro cuore” si aggiungerà alla lista delle numerose opere scritte da Ratzinger, e offrirà un ulteriore approfondimento ai temi già trattati nel Sinodo sull’Amazzonia dello scorso ottobre, che si è focalizzato proprio sulla possibilità di ordinare come sacerdoti persone sposate.
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“Non posso tacere”, le di riflessioni di Ratzinger sul celibato
“Non posso tacere”, scrive il Papa emerito citando una frase di Sant’Agostino. E poi continua: “Io credo che il celibato dei sacerdoti abbia un grande significato ed è indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita”.
Nel suo volume prossimo ormai all’uscita, Ratzinger sembra quindi frenare qualunque tipo di riforma, e manda anzi un messaggio destinato a riaprire il dibattito in Vaticano. “In questi ultimi mesi mentre il mondo risuonava del frastuono creato da uno strano Sinodo dei media che prendeva il passo sul Sinodo reale, ci siamo incontrati. Abbiamo scambiato le idee e le nostre preoccupazioni. Abbiamo pregato e meditato in silenzio”.
Benedetto XVI si oppone quindi alla possibilità di rendere il celibato una scelta personale dei sacerdoti, e afferma già nell’introduzione del libro: “personalmente penso che il celibato sia un dono per la Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale. No. Soltanto rimarrebbe qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c’è necessità pastorale. Il pastore deve pensare ai fedeli“.
Un punto di vista, il suo, che tenta di spiegare più in là nell’opera, mentre afferma che “dalla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, che implica uno stato permanente di servizio a Dio, sorge spontaneamente l’impossibilità di un legame coniugale“. Secondo quanto sostenuto dall’ex pontefice, infatti, “si può dire che l’astinenza sessuale funzionale si è trasformata in astinenza ontologica”.
Ed è importante inoltre non incappare in giudizio sbagliato sulla questione dell’astinenza: questo perché è “troppo facile affermare che tutto ciò sarebbe solo la conseguenza di un disprezzo per la corporeità e la sessualità“.
Il celibato come liberazione e gioia
Sempre all’interno del ricco volume, Benedetto XVI ricorda inoltre che la Chiesa “ha sempre considerato il matrimonio come un dono concesso da Dio dal paradiso terrestre. Tuttavia, lo stato civile riguarda l’uomo nel suo insieme e poiché il servizio del Signore richiede anche il dono totale dell’uomo, non sembra possibile raggiungere entrambe le vocazioni contemporaneamente”. Proprio per questo, “la capacità di rinunciare al matrimonio per rendersi completamente disponibile al Signore è diventata un criterio per il ministero sacerdotale”.
A fare da eco alle parole di Ratzinger entra in gioco anche l’alto prelato Sarah, che spiega come “il celibato se a volte è una prova, è però anche una liberazione“, “una gioia”, tanto che privarlo alle comunità e ai sacerdoti “non è un’opera di misericordia“.
Il cardinale africano richiama infine il Sinodo sull’Amazzonia, occasione nella quale si era già discusso in merito alla possibilità di consacrare come sacerdoti anche gli uomini di fede sposati. E a tal proposito, nel libro scritto assieme all’ex pontefice continua a ribadire: “Non possiamo proporre dei sacerdoti di seconda classe […], in una Chiesa giovane che ha più’ bisogno di incontrare la radicalità del Vangelo“.