Aprire la Corte Costituzionale ad input esterni: di associazioni, sindacati, movimenti. La presidente Marta Cartabia, prima donna al vertice della Corte, inaugurerà il 2020 con una vera e propria rivoluzione.
Marta Cartabia è stata eletta presidente della Corte Costituzionale l’11 dicembre 2019. Prima donna a ricoprire l’illustre carica, la sua elezione rappresenta una rottura importante ed innovativa. Ma la portata “rivoluzionaria” della sua nomina non si esaurisce qui. Uno dei primi interventi che la presidente ha realizzato è una scommessa: portare dentro la Consulta le “voci di fuori”: pareri, indicazioni, suggerimenti di realtà esterne alla Corte ma interne alle questioni che la Corte tratta.
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Si tratta di una modifica regolamentare decisa l’8 gennaio che inizierà a produrre effetti non appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Di cosa si tratta? Di una vera e propria apertura all’esterno, che partirà dai cosidetti “amici curiae”: gli “amici della corte”, cioè soggetti esterni alla Consulta che siano in gradi di fornire pareri e che potranno entrare nei giudizi dai quali finora sono stati tenuti fuori. Ma non è tutto: sarà anche possibile raccogliere ufficialmente pareri al di fuori del perimetro della Corte. In più, nei giudizi sollevati da un giudice potranno entrare i soggetti interessati che avranno accesso agli atti. E’, come detto, una rivoluzione, destinata a modificare il modello di funzionamento del giudizio costituzionale.
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Sulla base dei cambiamenti introdotti, i soggetti esterni ritenuti rilevanti all’interno del procedimento entreranno di fatto nel giudizio, assumendo un ruolo ufficiale. Come d’altronde accade nelle Corti europee, in quella dei diritti umani di Strasburgo ad esempio. “Qualsiasi formazione sociale senza scopo di lucro e qualunque soggetto istituzionale, se portatori di interessi collettivi o diffusi attinenti alla questione in discussione, potranno presentare brevi opinioni scritte per offrire alla Corte elementi utili alla conoscenza e alla valutazione del caso sottoposto al suo giudizio”: così recita la nota con cui la stessa Corte ha comunicato i cambiamenti in arrivo.
Non saranno più quindi solo memorie scritte ad entrare nei procedimenti, come ad esempio fu per il caso Cappato: soggetti come i sindacati, la Confindustria, l’Anci o l’Ance, associazioni come la Coscioni, Antigone, Scienza e vita, il Garante dei detenuti potranno assumere ruoli attivi nella costruzione della decisione. La novità, come detto, riguarderà i “giudizi futuri”: la decisione sul referendum promosso dalla Lega, prevista per il 15 gennaio, non sarà coinvolta nel cambiamento.