Movimento 5 Stelle, Di Maio vicino all’addio?

Luigi Di Maio potrebbe abbandonare il ruolo di capo politico del Movimento 5 Stelle. L’indiscrezione, lanciata da Il Foglio qualche giorno fa, rimbalza sul Fatto Quotidiano. E potrebbe essere molto realistica.

Luigi Di Maio dimissionario, che abbandona il ruolo di “capo politico” del Movimento 5 Stelle dedicandosi solo al ministero degli Esteri. Un’ipotesi che fino a qualche mese fa avrebbe fatto sorridere, ma che ora non sembra poi così strampalata. Ne aveva parlato il quotidiano Il Foglio qualche giorno fa: a riproporre la questione è ora Il Fatto Quotidiano. Anche perchè potrebbe succedere molto presto: addirittura prima del 26 gennaio, giorno in cui si voterà in Emilia Romagna.

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Le regionali emiliane sono dense di significato politico: non solo per Lega e Pd. Anche il Movimento 5 Stelle avrà in quella circostanza molte risposte. Che, probabilmente, non saranno positive. La questione, in Emilia Romagna, è tra PD e Lega. I grillini sono spettatori: alcuni sondaggi li danno addirittura intorno al 5%. Un risultato che aprirebbe un processo politico a cui, forse, DI Maio vuole sottrarsi. Anche perchè a metà mese saranno eletti i “facilitatori regionali” dei 5 Stelle. A quel punto, e saremmo intorno al 20 del mese, potrebbero scattare le clamorose dimissioni.

A pesare sulle spalle di Luigi Di Maio sono certamente i problemi del Movimento 5 Stelle, che sta perdendo pezzi (ieri sono usciti altri due deputati, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri) e consenso. Ma sopratutto il confronto con i suoi due “interlocutori obbligati”: Beppe Grillo e Giuseppe Conte.

Luigi Di Maio insieme al fondatore del M5S Beppe Grillo ed al premier Giuseppe Conte

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Con Grillo ormai ci sarebbe una visione discordante su quasi tutto, a partire dall’alleanza con il PD, “imposta” proprio dal fondatore e garante del Movimento. Con Giuseppe Conte il problema sarebbe il fatto che il premier abbia assunto un ruolo molto più centrale del suo.  Ma c’è anche altro: le fortissime pressioni di una parte del partito, molti anche nel governo, che vogliono le sue dimissioni. In nome della “la non sovrapposizione tra incarichi di governo e organizzativi”, cioè tra la figura del capo politico e ruoli di governo. Un pressing che nelle ultime ore si sarebbe fatto insistente.

Alessio Ramaccioni

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