Le priorità cambiano a secondo della vita, del privato, di ognuno di noi. E allora forse è così che si può spiegare come le priorità del Senatore Paragone non siano strettamente legate all’instabilità mondiale che si palesa a pochi chilometri dalle coste italiane.
Non è nelle sue priorità quella di indirizzare la linea politica del paese, tanto più a seguito delle dichiarazioni di queste ore in cui dal nord africa fanno sapere che è attenzionata la base di Sigonella. Da lì si presume possano essere partititi i raid statunitensi che hanno portato morte e devastazione negli ultimi giorni.
Dopo la sua espulsione dal Movimento Cinque Stelle, che Paragone aveva a più riprese provocatoriamente invocato, l’ex giornalista continua le sue accuse a mezzo social network nei confronti del leader movimento Luigi Di Maio.
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“Di Maio, perché non chiediamo agli iscritti cosa pensano della mia espulsione? – scrive Paragone su Facebook. Hai forse paura della trasparenza? Il codice etico dà ragione a me. Ecco le prove che incastrano chi mi accusa ingiustamente…”. L’ennesimo attacco nei confronti del partito, in cui questa volta sono nominati ed accusati tutti i probiviri. Paragone attacca Di Maio per averlo arbitrariamente espulso, considerato che il famigerato codice etico che gestisce il movimento non prevedrebbe l’allontanamento a causa delle fattispecie indicate.
Nel giorno della Befana Paragone cita norme ed articolato di matrice cinque stelle. Secondo l’ex pentastellato lui avrebbe ragione perché nel regolamento del MoVimento 5 Stelle “c’è scritto che bisogna smantellare le regole di Bruxelles e non di fare manovre compatibili con le regole di Bruxelles”.
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Uscite che oggi, e mai come oggi, sembrano inopportune. Alla luce del momento che il nostro paese è impegnato a vivere, e alla luce del ruolo che il Ministero degli Esteri è tenuto ad ottemperare proprio in queste ore.
La tesi di Paragone si articola tutta attorno all’articolo 3 del codice etico del M5S, dunque un dettato normativo interno con violazioni costituzionali strutturali che già di per se dovrebbe impedire loro di poterlo applicare. Tanto più, oggi come in passato, se utilizzato per definire la posizione di un onorevole o senatore della repubblica eletto democraticamente.
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Nell’articolo indicato però è espresso chiaramente il passaggio in cui gli eletti siano tenuti obbligatoriamente a votare la fiducia ad un governo del Movimento. E allora nel caso di specie il Senato ha votato la fiducia sulla manovra del governo Conte Bis, un esecutivo “presieduto da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del M5S”. Ma secondo Paragone Giuseppe Conte non lo sarebbe perché ha violato i punti del programma del M5S.
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