A confermare che il conflitto in corso sarà un disastro per tutti, ci ha pensato anche Moody’s.
Secondo la privata con sede a New York che esegue ricerche finanziarie e analisi sulle attività di imprese commerciali e statali, il conflitto farà saltare gli ordinari piani del mercato.
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“Un duraturo conflitto” fra Stati Uniti e Iran causerebbe “shock economici e finanziari” in grado di “peggiorare le condizioni operative e di finanziamento”. Lo afferma l’analista di Moody’s Alexander Perjessy, sottolineando che un “prolungato conflitto avrebbe potenziali conseguenze globali, in particolare tramite gli effetti sul prezzo del petrolio”.
Il caso di Moody’s per non rappresenta un unicum, infatti l’escalation delle tensioni in Medio Oriente ha portato la paura nei mercati finanziari. Nell’instabilità politica, come sempre è accaduto, alle stelle ci sono arrivati oro e petrolio.
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E così dopo l’Asia, anche l’Europa che pure ha recuperato buona parte delle perdite, ha chiuso in rosso, con Londra che ha lasciato lo 0,6%, Francoforte lo 0,7%, Parigi lo 0,5% e Milano lo 0,5 per cento, sostenuta dal gruppo degli armamenti Leonardo (+2,8%) e dal petrolifero Eni (+1,5%), che hanno fatto da contraltare ai bancari.
Ovviamente è cominciata in queste ore la corsa all’ora. Secondo Goldman Sachs, la volta dei prezzi potrebbe continuare. La banca Usa ritiene infatti l’oro una scommessa migliore rispetto al petrolio fra le crescenti tensioni, considerato che ha raggiunto picchi mai visti dal 2013.
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Per quanto riguarda il petrolio invece, l’oro nero, dopo aver superato i 70 dollari al barile per la prima volta in oltre 3 mesi, il Brent è tornato sui 69 e in chiusura dei mercati europei sale dello 0,63% a 69,03 dollari al barile. Movimento analogo per il Wti: +0,29% a 63,23 dollari al barile. La preoccupazione dell’industria energetica è che l’Iran possa colpire gli impianti di petrolio e gas lungo il Golfo Persico, importanti per gli Stati Uniti e i loro alleati della regione.
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