Roberto Savi chiede la grazia per la seconda volta. La richiesta avrebbe già avuto il parere negativo della questura e della Procura generale di Bologna.
Ci aveva già provato 15 anni fa ma poi rinunciò dopo la violenta e indignata reazione dell’associazione familiari vittime della Uno Bianca. Ora Roberto Savi, considerato con il fratello Fabio, leader indiscusso della banda, fa un altro tentativo e chiede la grazia al presidente Mattarella.
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La richiesta sarebbe stata fatta già nel 2017 e la questura di Bologna ha dato parere negativo. A metà 2018 anche la Procura generale si è espressa nello stesso modo, ma non si sa ancora se l’istanza è da ritenersi chiusa. In un parere all‘ufficio di Sorveglianza di Milano, la Procura generale ha evidenziato l’assenza di qualsiasi elemento per concedere quanto chiesto dal detenuto. Sul percorso di rieducazione, in particolare, si sottolinea come, sulla base delle informazioni pervenute dal carcere, Savi non sembrava aver maturato la consapevolezza degli effetti lesivi della sua condotta, né il condannato avrebbe avuto un percorso di reinserimento sociale stabile.
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A Bologna 29 anni fa la strage del Pilastro. Si è svolta la commemorazione dell’eccidio che costò la vita a tre carabinieri, Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, brutalmente uccisi dalla banda. Tra il 1987 e l’autunno del 1994 i tre fratelli Savi fecero 24 morti e oltre 100 feriti.