Dopo un litigio particolarmente violento con il cognato, prende il suo suv, lo insegue e lo travolge, uccidendolo. Interrogato dal pm, dichiara la non volontarietà dell’incidente: ma ci sono forti dubbi sulla sua versione.
“Ero io al volante, ma non volevo ucciderlo. Volevo solo chiarire”. Questa, in sintesi, la dichiarazione di Renat Hazovic, 28enne rom accusato di aver investito ed ucciso venerdì scorso il cognato Omar Ghirardini. Hazovic, interrogato in serata nel comando della Polizia Locale dal pm Barbara Benzi, ha ammesso di essere l’investitore, ma ha negato la volontarietà del gesto. Che in un primo momento aveva ammesso.
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La vicenda, che assume i contorni di una sorta di faida familiare, è stata scatenata – pare – da un mancato invito ad una festa. Ghirardini, pluripregiudicato, venerdì pomeriggio rientra a casa. Non trova nè la moglie incinta nè i tre figli. Sono tutti al campo rom di via Borgosatollo, sempre a Brescia. E’ in corso una festa, a cui l’unico a non essere stato invitato è Ghirardini, che è di origine sinti. L’offesa evidentemente è inaccettabile: l’uomo si dirige al campo ed inizia a discutere. Il confronto degenera: Ghirardini tira fuori un coltello e colpisce tre persone. Poi se ne va. Renat Hazovic è uno dei tre feriti. A lui è andata meglio che agli altri: ferito ad una mano. Le altre due persone sono state colpite ad una gamba ed all’addome, finendo in ospedale.
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Hazovic, secondo la ricostruzione, a quel punto sale sulla sua auto – una Bmw X6 – e parte alla ricerca del cognato. Lo intercetta a via della Maggia e, secondo la sua versione, incidentalmente lo investe. Secondo alcuni testimoni invece il suv avrebbe intenzionalmente sterzato all’altezza di Ghirardini, prendendolo in pieno e scagliandolo diversi metri lontano, nel fossato a lato della carreggiata. Nell’impatto, la Bmw di Hazovic perde anche una parte della targa, rendendo ancora più facile l’identificazione. Ed infatti i carabinieri ci mettono pochissimo a ricostruire i fatti, e a dirigersi al campo Rom. Pensavano però di avere a che fare con un omicidio stradale: lo sviluppo delle indagini a questo punto però indica l’omicidio volontario, come fattispecie di reato. Ed infatti Hazovic è stato posto in stato di fermo proprio con questo capo d’imputazione.
I timore è che ora questa faida di sangue prosegua: le forze dell’ordine hanno rafforzato i controlli nei campi nomadi di Borgosatollo e di via Orzinuovi, dove risiedono alcuni parenti della vittima.