Un nuovo raid aereo americano in Iraq, a nord della capitale Baghdad, ha ucciso Shibl al Zaidi, comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare.
Per il momento il condizionale è d’obbligo dal momento che le autorità irachene smentiscono le notizie sulla morte del comandante Shibi al Zaidi, leader delle Brigate Imam Ali. Ma gli americani ne sono certi: un nuovo raid in Iraq, a nord della capitale Baghdad, ha ucciso il leader delle Forze di Mobilitazione Popolare. Con lui sarebbero stati uccisi suo fratello e cinque guardie del corpo. Secondo un funzionario iracheno, che ha parlato con l’agenzia Reuters, l’attacco di questa notte ha provocato la morte di sei persone, ferite in modo critico almeno tre.
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Intanto, dopo l’uccisione di Qassem Soleimani, l’ambasciatore iraniano all’Onu Takht Ravanchi, in una lettera al segretario generale Antonio Guterres e al collega del Vietnam Dang Dinh Quy, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, scrive che “l’assassinio del generale Qassem Soleimani è un esempio evidente di terrorismo di Stato e, in quanto atto criminale costituisce una grave violazione dei principi di diritto internazionale, compresi quelli stipulati nella Carta delle Nazioni Unite. Comporta quindi la responsabilità internazionale degli Usa“.
Nel frattempo migliaia di persone erano scese in piazza a Teheran in una manifestazione di protesta contro i “crimini” degli Usa. Le reazioni irachene sono minacce ‘pesanti’: Gli Usa devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati“: lo ha dichiarato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, senza lasciare dubbi sulla gravità del momento. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica”.
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In una nota, la Farnesina afferma che “gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti”. Negli ultimi giorni – continua la nota – abbiamo assistito ad una pericolosa escalation. L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità”.
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