Alberto Savi riceve un permesso premio. Fu esponente della Uno Bianca

Uno dei tre fratelli, condannati all’ergastolo, è tornato a casa per Natale. Alberto Savi ha potuto trascorrere le feste in famiglia.

Rischia di far discutere una recente decisione presa presso il carcere di Padova. Alberto Savi ha ricevuto un permesso premio per poter trascorrere le festività natalizie insieme alla propria famiglia. Per chi non ne ricordasse le “gesta”, stiamo parlando di uno dei componenti della banda della Uno Bianca. Si tratta, come ben saprete, della banda che ha dato vita a uno dei periodi più sanguinosi della storia recente italiana.

Alberto Savi, insieme ai suoi due fratelli, ha messo a segno diversi efferati omicidi. Sono ben 24 i morti a cavallo tra il 1987 e il 1994, tutti per mano dei tre fratelli Savi. A questi si aggiungono un centinaio di feriti, per i quali poi tutti e tre sono finiti a giudizio. In particolare, per Alberto Savi è arrivata la condanna all’ergastolo. Ma circa un quarto di secolo dopo la sentenza, ecco che il killer è tornato in liberta, seppur per qualche giorno.

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Alberto Savi nel giorno dell’arresto – meteoweek.com

E così Savi ha potuto trascorrere il Natale e il Capodanno con la propria famiglia. In queste ore è tornato tra le mura del carcere della città veneta, come ha confermato il suo legale Anna Maria Marin. In realtà non si tratta del primo permesso premio ricevuto da Alberto Savi durante la sua detenzione. Già nel 2018 il killer ha potuto trascorrere la Pasqua a casa grazie a tre giorni e mezzo di permesso. L’anno prima, invece, Savi ha trascorso dodici ore presso una comunità protetta per il recupero.

Il mio assistito sta continuando in maniera regolare i permessi premio – ha dichiarato la Marin – . Il suo comportamento viene valutato costantemente. In carcere prosegue a lavorare con una cooperativa“. E ovviamente non mancano le reazioni negative a questa terza uscita di Savi dal carcere. In particolare si è esposta Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. “La nostra è una battaglia contro i mulini a vento, più diciamo che non riusciremo mai a perdonare i killer della Uno Bianca e più li fanno uscire. Sono convinta che non sono pentiti. Alcuni feriti ancora mi chiamano per dirmi che hanno paura di poterli incontrare in strada. La nostra non è una battaglia personale, ma in difesa della società civile“.

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