Il senatore M5S Dessì esprime preoccupazione dopo l’espulsione di Paragone e la fuoriuscita di deputati: “In una settimana abbiamo perso pezzi, non è assolutamente un segnale di forza”
“Abbiamo perso un pezzo di quelli che guardano a sinistra e un altro pezzo di quelli che guardano a destra. Ciò non rappresenta per nulla un segnale di forza ma genera conduzione”. Il senatore del M5S Dessì esprime preoccupazione dopo i tumulti interni che hanno generato un ridimensionamento numerico del movimento.
Non nasconde, al contempo, ulteriori timori su quanto potrà accadere in futuro. Una sorta di fuoriuscita a catena, temuto dai grillini. “Noi abbiamo fatto sempre dell’ascolto la nostra forza – analizza – ma adesso va detto che la base non capisce più chi siamo e cosa vogliamo.
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“Siamo diventati – prosegue in un’intervista al Messaggero – il partito più verticistico tra le forze politiche. Va ricordato che siamo nati per combattere i poteri forti, le massonerie, la mafia. Ora, sembrerà un paradosso. si ha paura del confronto interno. Con Paragone, ad esempio, non ero d’accordo su molte cose, ma resta preoccupazione”.
Dessì critica i toni: “Sbagliato mandar via chi non asseconda”
Dessì, senatore di un M5S in cerca di una nuova identità, va dritto al problema. Velata, neanche troppo, la critica a Di Maio. “Qui non può decidere uno solo. E non si può fare che chi non è d’accordo con il suo verbo deve andare via”. “Se si pensa – aggiunge – di gestire i gruppi dicendo o paghi o ti caccio, o spingi il bottone o ti caccio, allora c’è un grosso problema. Un problema che potrebbe spingere altri deputati o senatori a fare le valigie anzitempo”.