La Turchia approva la mozione per l’invio delle truppe in Libia

Decisivo in Turchia il voto favorevole del partito del presidente Erdogan Akp e dei nazionalisti alleati del Mhp che dicono sì alle truppe in Libia. Contrarie le opposizioni: no da socialdemocratici, sinistra e centro

Il Parlamento della Turchia ha autorizzato l’invio di truppe in Libia a sostegno del governo del premier Fayez al-Serraj, riconosciuto dalle Nazioni unite, per contrastare l’attacco delle forze del rivale Khalifa Haftar. Sono stati 325 i deputati che hanno votato favorevolmente alla mozione, mentre in 184 hanno espresso parere contrario. Il via libera non è coinciso però con una data precisa per l’inizio delle operazioni.

Compatto il partito del presidente Erdogan (Akp) e dei nazionalisti alleati (Mhp). Voto contrario da parte di tutte le opposizioni in parlamento. No secco da Socialdemocratici, dalla sinistra più radicale e dal fronte centrista. Yilmaz, deputato di maggioranza, ha spiegato le ragioni del sì: “La situazione libica, con un governo considerato illegittimo, può creare instabilità alla Turchia. Chi vota contrariamente all’invio delle truppe in Libia getta i nostri figli in un pericolo ancora maggiore”.

Leggi anche –> Pietro Genovese: “Sono sconvolto e devastato, ma sono partito con il verde”

Leggi anche –> Un volo di 60 metri dal viadotto, una morte orrenda per Luca Barbieri, oggi

Ue precisa: “Non si tratta di soluzioni militari”

Il vento di preoccupazione, provenienti dalle opposizioni turche e non solo, ha spinto il portavoce dell’Alto commissario delle politiche Ue, Peter Stano, a chiarire la vicenda. “In Libia non c’è e non ci sarà una soluzione militare – puntualizza – l’Unione Europea ribadisce il proprio appello, affinchè si vada verso lo stop delle azioni militari a vantaggio del dialogo politico”.

“Tutti i nostri sforzi diplomatici fin qui palesati – ha aggiunto il portavoce Stano – si concentrano in un’unica direzione: impedire un’ulteriore escalation in Libia. Al contempo c’è la forte volontà di sostenere il processo di Berlino”.

Gestione cookie