Attacchi ambasciata Usa a Bagdad - meteoweek
Tensione anche negli ultimi giorni dell’anno in Iraq, è stata attaccata un’ambasciata statunitense. In migliaia i manifestanti accorsi per protestare contro i raid di domenica.
L’ambasciata si trova nella Zona Verde di Bagdad una delle aree maggiormente presidiate. A far scoppiare l’indignazione dei manifestanti sono stati i raid di domenica: le truppe statunitensi hanno infatti attaccato le milizie sciite filo-iraniane al confine tra Iraq e Siria. Testimoni hanno riferito che alcuni manifestanti, che sventolavano le bandiere della milizia Hashd Shaabi, sono saliti sul muro di cinta dell’ambasciata scandendo lo slogan, “Morte all’America”.
Non è servita a nulla la difesa ad oltranze delle forze di sicurezza Usa, un gruppo è riuscito a entrare anche nel compound della sede diplomatica. Secondo le informazioni riportate, l’ambasciatore Matthew H. Tueller e tutto il personale dell’ambasciata sono stati evacuati. Nel mentre i soldati che presidiavano la zona hanno sparato lacrimogeni nel tentativo di disperdere la folla. Negli scontri sarebbero stati feriti almeno 10 manifestanti. Nella folla non solo comuni manifestanti, presenti anche sostenitori di apparati paramilitri iracheni
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I raid sono stati commissionati direttamente dal Pentagono, una risposta dura ai recenti attacchi missilistici contro interessi americani nella regione. Lo scorso venerdì la base Usa di Kirkuk è stata colpita da oltre 30 razzi, causando la morte di un contractor americano.
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Sono intervenuti sia il primo ministro iracheno, che ha invitato i manifestanti ad abbandonare l’ambasciata, sia le agenzie saudite. Da Ryad hanno infatti condannato l’accaduto, “L’Arabia Saudita ha seguito con grande preoccupazione la recrudescenza di attacchi terroristi in Iraq. Commentano dall’agenzia di stampa ufficiale saudita – Tra cui i più recenti sono stati quelli delle milizie terroriste appoggiate dal governo iraniano contro le forze statunitensi presenti in Iraq. Questi attacchi violano la sovranità dell’Iraq e minano la sua sicurezza e stabilità».
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