Il «padding», cioè la pratica delle compagnie aeree di programmare ritardi nei voli è molto diffusa ed ha delle ricadute sull’inquinamento del pianeta e sulle condizioni e le percezioni di efficienza di volo
Se negli Anni ‘60 si impiegavano cinque ore in aereo per arrivare da New York a Los Angeles e 45 minuti da New York a Washington, oggi gli aerei per coprire in volo la stessa distanza ci mettono uno più di sei ore e l’altro 75 minuti, nonostante gli aeroporti non si siano spostati più lontano.
Questo fenomeno è il «padding», una parola inglese che si traduce con «imbottitura» un segreto che le compagnie aeree tendono ad occultare, specialmente visti gli effetti che ha sull’ambiente.
Il «padding» è in pratica un tempo aggiuntivo che le compagnie aeree impiegano per effettuare i propri trasporti.
Dato che negli anni alcuni voli erano molte volte in ritardo, invece di ingegnarsi per aumentare le prestazioni delle operazioni, hanno semplificato impostando i ritardi come standard.
Potrebbe sembrare una scelta innocua: anche decollando con qualche ritardo potresti arrivare comunque in orario a destinazione.
Il punto è che questa abitudine ormai globale presenta diversi problemi, infatti il viaggio diventa più lungo.
Inoltre, crea un’illusione della puntualità dando un’impressione di efficienza fittizia delle compagnie aeree che sì incrementa i traffici, ma anche le emissioni di carbonio.
«In media, oltre il 30% di tutti i voli arriva più di 15 minuti in ritardo ogni giorno, nonostante il padding» spiega Michael Baiada, presidente della società di consulenza ATH Group che si occupa di aviazione, citando dati del Dipartimento di Stato Usa per i Trasporti.
La percentuale era del 40%, ma grazie al padding – non al miglioramento delle operazioni – adesso risulta più bassa. «Con questo metodo, le compagnie giocano il sistema e fanno i furbi con i passeggeri».
Secondo l’esperto, se invece i vettori aerei si adoperassero per migliorare l’efficienza, i consumatori e l’ambiente ne avrebbero un beneficio.
«Il padding fa salire i costi di carburante, in termini di rumore e di CO2, il che significa che se l’efficienza di una compagnia aerea migliora, i costi scendono, beneficiando sia l’ambiente, sia le tariffe per i consumatori».
Parte della questione, ha spiegato alla BBC un ex dirigente di una compagnia aerea, è dato dal fatto che gli orari vengono progettati per condizioni ottimali.
«Ogni giorno ci può essere un meteo avverso, un’interruzione del controllo del traffico aereo o un sistema informatico della compagnia che non funziona a dovere e l’organizzazione generale si deve adattare alla situazione».
La tattica del «padding» consente alle compagnie aeree di ostentare dei miglioramenti nella puntualità che sono non sono reali. Inoltre in questo modo è più semplice evitare di individuare il limite di tre ore di ritardo che permetterebbe ai passeggeri di richiedere il rimborso.
Infatti, stando al Regolamento UE 261/2004, semmai il volo abbia subito un ritardo di più di tre ore, ogni passeggero avrebbe diritto ad un indennizzo monetario che è compreso tra 250 e 600 euro.
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