Dopo l’accordo con il Viminale la nave della ong Sea Eye approda nel porto siciliano. Già avviate da parte dell’Unione Europea le procedure per il ricollocamento.
Si conclude la vicenda della nave Alan Kurdi. L’imbarcazione della ong Sea Eye, dopo l’ok del Ministero dell’Interno italiano, ha concluso la sua navigazione nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Sbarcheranno lì i 32 migranti raccolti e soccorsi nella notte di Natale. Dieci minori – di cui alcuni sono bambini -, cinque donne, di cui una incinta. Il resto adulti. E’ questa la composizione del gruppo di migranti che in questo momento stanno mettendo piede sul territorio italiano.
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La vicenda della nave Alan Kurdi e dei 32 migranti salvati inizia appunto la notte di Natale. Dopo aver issato a bordo il gruppo di persone intercettate a 17 miglia nautiche dalla costa della Libia, l’equipaggio della ong aveva iniziato a cercare un cosidetto “porto sicuro”. Sembrava poter essere Malta ma, come riportato dalla stessa ong Sea Watch, è arrivato un “no”. A bordo la situazione iniziava ad essere complessa: la presenza di bambini e di una donna incinta rendeva lo sbarco urgente. Per alcuni passeggeri, riportano fonti di informazione, era stata richiesta l’evacuazione medica. Il Viminale, valutate le condizioni di vulnerabilità dei naufraghi, alla fine ha dato il via libera.
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La Alan Kurdi ora è arrivata a Pozzallo, dove sono iniziate le procedure di sbarco. Un lieto fine per una vicenda che poteva diventare drammatica per i 32 migranti: “Scappare nel Mediterraneo è particolarmente pericoloso in questo periodo dell’anno perché il clima è in costante cambiamento – ha infatti dichiarato Julian Pahlke, portavoce di Sea Eye – Se non avessimo raggiunte queste persone, si sarebbero potute trovare nella tempesta attesa per il giorno successivo. Ciò avrebbe drasticamente ridotto le loro possibilità di sopravvivenza“.
Rimane la necessità di individuare un meccanismo certo per vicende come questa. A sottolinearlo lo stesso equipaggio della Alan Kurdi in un tweet: “Questi momenti di stallo sarebbero evitabili se l’Europa riuscisse finalmente a individuare un meccanismo definito”.
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