Non si può accettare il tintinnio delle manette, venerdì alle 11.30 il Partito Democratico presenterà una proposta di legge in materia di prescrizione.
E’ possibile che se la riforma della prescrizione dovesse passare così come Bonafede l’ha immaginata, allora la giustizia italiana si dovrebbe confrontare con uno dei suoi momenti più tristi.
In un paese garantista, in cui per legge non sei colpevole fino al terzo grado di giudizio, la cancellazione dei termini della prescrizione sarebbero tra le più grandi mancanze processuali in cui un cittadino avrebbe la possibilità di imbattersi.
La sensazione di essere ostaggio dello Stato infatti non dovrebbe essere ascrivibile ai cittadini che nascono in una delle dieci potenze del mondo, che dovrebbe essere in grado di poter offrire un sistema di giustizia giusto. Nei modi, nei tempi e negli esiti processuali.
Se la riforma dovesse, come sembra, diventare effettiva il 1° gennaio 2020 sarà difficile tornare indietro e ripristinare una situazione di ordine processuale.
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In questo panorama, in cui il lavoro sulla prescrizione era cominciato con il governo Conte I, non sono mancate le polemiche rivolte a Bonafede soprattutto a seguito dell’imbarazzante gaffe su dolo e colpa. Una stentata conoscenza del diritto che non ha potuto fare altro che avallare le critiche di chi, addetti ai lavori su tutti, ha protestato caldamente contro una riforma incostituzionale.
A scendere in campo ci ha pensato anche Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione italiana delle Camere penali. In una conferenza stampa promossa da Forza Italia alla camera, Caiazza ha annunciato la raccolta firme per un referendum abrogativo per la norma. Il presidente dell’Uicp ha infatti invitato tutte le forze politiche-culturali del Paese a schierarsi contro quello che è stato formalmente definito “obbrobrio giuridico”, in cui è prevista la sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
“Una norma introdotta in modo improprio e senza una riflessione – ha aggiunto Caiazza – nata per ragioni simboliche, che è quanto di più devastante possa esserci, perché non si riflette sulle conseguenze che la mancanza di un istituto come la prescrizione può determinare sul sistema”.
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Dai circoli del Pd arriva un messaggio da interpretare, figlio della stretta collaborazione che deve regnare all’interno delle due grandi forze di maggioranza. La riforma non sembra in discussione fanno sapere Walter Verini – responsabile Giustizia del partito, Alfredo Bazoli – Capogruppo in Commissione alla Camera – e Franco Mirabelli, capogruppo in Commissione al Senato. I parlamentari dem sottolineano come l’obiettivo sia quello di tutelare la necessità e l’urgenza di fissare tempi certi per la durata dei processi, come la Costituzione e gli interessi del Paese richiedono.
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