Il Magistrato di Sorveglianza gli aveva concesso un permesso premio ma il detenuto allo scadere del beneficio evade e non fa ritorno nel carcere genovese di Marassi.
Era stato privilegiato dal Magistrato di Sorveglianza che gli aveva concesso un permesso premio, ma lui ha preferito non ringraziare ed evadere, senza far ritorno in carcere. “Tecnicamente si tratta di evasione, e questo non può che avere per il detenuto gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto”. Queste le parole di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “L’uomo è un detenuto italiano – prosegue – ristretto nel carcere di Marassi nella Quinta Sezione attenuata. Ed è il secondo detenuto che, in permesso, in pochi giorni evade”.
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Il segretario è preoccupato e chiede di “predisporre al ministero della Giustizia un urgente tavolo tecnico di tutti gli attori in causa, magistratura, autorità penitenziarie, polizia penitenziaria, per mettere in campo, con la competenza e il contributo di tutti, una strategia comune, capace di rispondere in maniera più incisiva alle esigenze di sicurezza delle strutture e anche del territorio, dal momento che taluni detenuti che non rientrano dal permesso, di sicuro rientrano nel loro territorio a delinquere. E questo, per una società civile, non è ammissibile – conclude Capece.
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Per il Sappe, “nel primo semestre dell’anno 2019 si sono verificate, nelle carceri italiane, 5 evasioni da istituti penitenziari, 23 evasioni da permessi premio, 6 da lavoro all’esterno, 10 da semilibertà e 18 mancati rientri di internati. Serve, allora, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna previa una dotazione organica dei Reparti della Liguria. A nostro avviso – continua il segretario del Sappe – è fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio, anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale esterna, potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all’esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria”.