L’alcol test risalente alla notte dell’incidente è risultato positivo. Dunque ora Pietro Genovese ha una aggravante in più sulla morte delle due giovani romane, avvenuta sabato notte.
Arrivano nuovi sviluppi per quanto riguarda la morte delle giovani Gaia e Camilla. Sono infatti arrivati i risultati del test alcolemico al quale si è sottoposto Pietro Genovese. Il giovane di 20 anni, figlio del noto regista Paolo, è stato l’autore dell’investimento ai danni delle due ragazze romane. E dopo l’arrivo dell’esito del test, la sua posizione rischia di complicarsi in maniera quasi definitiva.
Pietro Genovese aveva un grado di alcol nel sangue pari all’1,4%. A conti fatti, è come se il giovane avesse assunto oltre una decina tra birre e superalcolici. Essendo ancora neopatentato, la legge in vigore avrebbe previsto una tolleranza minima sul grado di alcol nel suo sangue. Dunque, dopo aver investito in maniera letale Camilla e Gaia, si aggiunge una nuova aggravante sulla posizione.
Oltre all’accusa di omicidio stradale, ora Pietro Genovese vede aggiungere ai suoi capi di accusa anche quello di guida in stato di ebbrezza, che dunque porta un’aggravante alla prima accusa. Per questo motivo, la condanna nei suoi confronti può oscillare da un minimo di 10 a un massimo di 18 anni. Inoltre è al vaglio degli inquirenti un aspetto relativo al mezzo che Genovese stava guidando. Il 20enne era infatti alla guida di un Suv molto potente, il quale poteva essere guidato solo dopo una pratica certificata di almeno dodici mesi.
Pietro Genovese non si era accorto del fatto che Camilla e Gaia stavano attraversando Corso Francia. Da qui è avvenuto l’impatto che ha provocato lo sfondamento del cranio per entrambe le giovani capitoline. La conferma dello stato di ebbrezza, dunque, toglie al 20enne ogni tipo di alibi, come ad esempio quello relativo all’asfalto reso scivoloso per la pioggia.