Massimo Cacciari si esprime positivamente in merito alle Sardine. Ma, soprattutto visto il successo delle loro manifestazioni, il filosofo suggerisce loro una scelta: quella di entrare in politica o di scomparire.
Massimo Cacciari, noto filosofo ed ex sindaco di Venezia, si schiera dalla parte delle Sardine. Secondo quanto dichiarato da Cacciari nelle pagine della Stampa, infatti, i ragazzi del movimento fondato da Mattia Santori “stanno cambiando l’atmosfera rispetto a una chiacchiera di intolleranza, arroganza e megalomania che non era soltanto di Salvini. E questo è molto positivo”.
Ma è fondamentale, per la salvaguardia del movimento, dover scegliere la strada giusta al bivio in cui si trovano: optare per entrare in politica, o trasformarsi in “sogliole o altro”.
L’enorme successo che le Sardine stanno riscuotendo è visibile soprattutto nel loro “habitat naturale”: le piazze. Le loro coinvolgenti manifestazioni, infatti, riempiono le città di tutta Italia, quando al contrario molti altri partiti, di qualsiasi altra “bandiera”, continuano invece a svuotarle. E questo è un segnale molto importante, – secondo Cacciari – da non sottovalutare.
L’invito che l’ex sindaco di Venezia rivolge sia ai partiti che al movimento di Mattia Santori, è perciò semplice: tentare di stringere una collaborazione, vitale in realtà per entrambe le parti. “Il Pd di Nicola Zingaretti apra ai a questi ragazzi il congresso, abbia questo coraggio”, afferma Cacciari sulle pagine della Stampa.
Una stretta di mano che Cacciari vede necessaria, sia per i dem – che non riescono più a riscuotere successo nelle piazze – che per le Sardine. Come spiega il filosofo, infatti: “La chiave di successo è essere ideologi e avere una configurazione più incerta nella prospettiva”; ma al contempo, però, “bisogna fare proposte concrete e precise, perché non si può portare la gente in piazza all’infinito”.
Tocca quindi anche alle Sardine affrontare l’ardua decisione: “Per non scomparire dovranno entrare nell’agone politico con loro proposte concrete e precise”. Fatto che, comunque, “non significa necessariamente formare un partito, ma definire una piattaforma programmatica con la quale sfidare e porre problemi vincolanti alla rappresentanza tradizionale della sinistra. Altrimenti tra un anno invece delle sardine ci saranno le sogliole o altro“, spiega ironizzando.
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