Scontro tra il leader M5S e Salvini sul consenso al processo dell’ex ministro. Interviene il leghista: “Gregoretti? Può aver commesso reato, come ha fatto a dare indicazioni di voto?”
La tempistica con cui Luigi Di Maio ha esternato il proprio consenso al processo contro Matteo Salvini è meritevole di sospetto. Lo afferma il vicepresidente leghista al Senato Roberto Calderoli, che punta il dito contro il ministro degli Esteri.
“Due ipotesi in campo. O Di Maio non sapeva neppure il contenuto del fascicolo, e parlava a caso senza sapere le cose – come faceva da ministro dello Sviluppo economico quando parlava dell’Ilva o come fa oggi da ministro degli Esteri quando parla della Libia – oppure aveva preso visione del fascicolo e ne parlava con cognizione di causa avendo letto le carte”.
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“L’ipotesi di reato è concreta”
Nel caso in cui Di Maio avesse preso visione anzitempo, scatterebbe il reato. Calderoli ne è convinto e non lo nasconde. “Il motivo per cui si può prefigurare un reato? Gli atti riservati, come noto, sono soltanto nella disponibilità dei membri della giunta del Senato”. “La giunta – prosegue – è un organo giurisdizionale o para giurisdizionale. Per cui come potrebbe un capo politico di un partito, che tra l’altro è deputato dare ordini su come votare ai componenti di un organo giurisdizionale?”.
Calderoli rincara la dose, alimentando lo scontro tra il pentastellato e l’ex ministro Salvini. “La convocazione per la giunta delle immunità parlamentari del Senato è arrivata alle 19,59 e soltanto da quel momento per la prima volta troviamo nero su bianco un ordine del giorno in cui viene menzionato il caso Salvini. Fino a quel momento non c’era nulla”.