Tweet pro Hitler, professore va in pensione ed evita il licenziamento

Emanuele Castrucci, docente di 67 anni, ha chiesto ed ottenuto il pensionamento anticipato. Prosegue invece il procedimento disciplinare: è indagato dalla Procura di Siena

Era finito alla ribalta per alcuni tweet pro Hitler divulgati sui social e conseguente rischio di licenziamento. Emanuele Castrucci, 67 enne docente di filosofia del diritto all’Università di Siena, ha chiesto ed ottenuto di andare in pensione. Bloccata, dunque, la richiesta di destituzione del docente dalla cattedra accademica che avrebbe portato alla sospensione definitiva.

Il rettore dell’Ateneo ha disposto con un decreto rettoriale, su richiesta dell’interessato, il collocamento in pensione di Castrucci a decorrere dal 1 gennaio 2020. Il Collegio aveva preliminarmente esaminato gli atti trasmessi dal rettore e il materiale accessorio utile per valutare l’entità delle esternazioni via twitter del prof. Castrucci”. Tra gli atti esaminati, è spuntata anche la possibilità del pensionamento.

“Per acquisire – aveva sottolineato il Collegio – ulteriori elementi di giudizio, si è deciso di convocare, oltre all’interessato, alcuni rappresentanti degli studenti della Facoltà di Giurisprudenza e il presidente del Comitato della Didattica”.

Leggi anche –> Grave incidente per Lapo Elkann: “Sono stato in coma, ora voglio fare del bene”

Il provvedimento disciplinare resta in vigore

I giudici avevano considerato “non attuabile” il sequestro del profilo Twitter del docente, rigettando le accuse di “propaganda e istigazione all’odio razziale”. Il procedimento disciplinare sanzionatorio, tuttavia, prosegue. Il rettore, a prescindere dalla strada del pensionamento, aveva già bloccato tutte le attività didattiche di Castucci, impedendo anche la sua partecipazione agli esami, alle lezioni e al ricevimento degli studenti.

Leggi anche –> Maria De Filippi perde le staffe a Uomini e Donne | Gemma sotto le coperte

Il filosofo è indagato dalla procura di Siena, che ha ipotizzato il “reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, aggravata da negazionismo”. Lo stop al sequestro degli account social aveva scatenato la reazione della procura, che ha presentato ricorso.

Gestione cookie