Fca e Psa (gruppo Peugeot) hanno firmato l’accordo per la fusione. Nasce così il quarto gruppo mondiale per produzione ed il terzo per fatturato.
E fusione fu: dopo la chiusura delle trattative, Fca (Fiat Chrysler Automobiles) e Psa (Peugeot SA) hanno firmato l’accordo. Nasce così una azienda che per dimensioni e fatturato, è ai vertici mondiali. Quarta per produzione di autoveicoli (8,7 milioni di veicoli all’anno) e terza per ammontare dei ricavi: messe insieme producono circa 170 miliardi di euro. Cifre mostruose, come mostruoso è l’accordo: sono previsti 3,7 miliardi di euro all’anno di sinergie. Alla guida del maxi gruppo Carlo Tavares, amministratore delegato di Peugeot, e John Elkann.
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Una delle prime notizie che sono state diffuse, intorno a questo accordo, è che nessuno stabilimento sarà chiuso: una buona notizia per i lavoratori che da questo punto di vista avrebbero potuto attendere con ansia l’annuncio della fusione. Anzi, due posti nel consiglio di amministrazione dovrebbero essere destinati a figure in rappresentanza dei lavoratori. “Questa fusione rappresenta una grande opportunità per raggiungere una posizione ancora più forte nel settore” ha detto Tavares, a commento della firma. “Attraverso il nostro impegno a guidare la trasformazione verso un mondo con una mobilità ecologica, sicura e sostenibile e a offrire ai nostri clienti prodotti, tecnologie e servizi d’eccellenza”. Uno degli obiettivi annunciati dal nuovo supergruppo di produzione automobilistica è infatti lo sviluppo della mobilità innovativa, ecologica e sostenibile. Soddisfazione anche nelle parole di Mike Manley, amministratore delegato di FCA: “Questa è l’unione di due società con marchi incredibili e persone appassionate e competenti. Entrambe hanno affrontato momenti di estrema difficoltà e ne sono uscite ancora più agili, intelligenti e formidabili”. La fusione tra i due gruppi rafforzerà ed equilibrerà la presenza dei prodotti sui mercati, con una redistribuzione dei ricavi: la previsione parla del 46% di guadagni che arriveranno dall’Europa ed il 43% dagli Stati Uniti.
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