Analisi di un progetto e di una struttura difficilmente utile per prevenire le problematiche che attanagliano la laguna e Venezia in particolare
Il Mose (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), come progetto, così come lo conosciamo nasce nel 1992, la posa della prima pietra risale al 2003: il cantiere si sarebbe dovuto già concludere nel 2011, poi nel 2014, poi nel 2018. Oggi si dice fine 2021. La verità è che non entrerà mai in funzione. Non potrà mai funzionare per diversi motivi. Ma soprattutto per uno: la corrosione.
Nessuna nazione al mondo che ha dovuto far fronte a problemi legati alle maree e all’innalzamento dei mari ha mai scelto il Mose, o sistemi simili, per proteggere popolazioni e città, ma sempre altri tipi di dighe e barriere.
Perché é contro le leggi della fisica e della chimica pensare di installare un sistema di paratoie così imponente dentro l’acqua, a mollo, in balia di sale, correnti, incrostazioni. Tutti, dagli olandesi ai tedeschi, agli inglesi, per difendere le loro coste hanno sempre optato per sistemi completamente all’asciutto.
Leggi qui – > I test falliscono , nuovi problemi per il Mose
Guarda anche – > Si alzano le dighe del Mose, primo esperimento riuscito
Non solo: le cerniere di queste immense dighe sono tutte isolate perfettamente dagli agenti atmosferici tanto sono delicate. A Venezia cosa si è fatto? Si è scelto di metterle sott’acqua, e questo vuol dire una sola cosa: costi di manutenzione insostenibili, impensabili, impossibili.
Il Mose è composto da quattro barriere costituite da settantotto paratoie tra loro indipendenti in grado di separare temporaneamente la laguna dal mare. Questo dovrebbe difendere Venezia dalle maree più o meno eccezionali (fino a 3 metri). Le barriere sono collocate alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Il Mose funziona così: queste paratoie sono adagiate sul fondo del canale, piene di acqua di mare, incernierate su un lato, e all’occorrenza vengono svuotate dell’acqua e riempite di aria compressa, provocandone così l’emersione, per il principio di Archimede.
Salendo tutte insieme, le paratoie dividono il mare dalla laguna, proteggendola dalla maree. Una volta passata l’emergenza, le paratoie vengono svuotate dell’aria e riempite nuovamente con l’acqua, e dovrebbero riadagiarsi sul fondale, permettendo nuovamente il traffico acqueo. Tutto questo in teoria.
Ma perché funzioni, il Mose deve rimanere perfettamente manutenuto e pulito. La pulizia delle paratoie, la parte più delicata perché sono sempre ammollo e quindi aggredite continuamente da sedimenti, molluschi, crostacei coriacei come i “denti di cani”, etc. Per farla, è stata costruita una gigantesca macchina ad hoc che si chiama Jack up, una mega chiatta mobile costata 50 milioni di euro (al momento guasta) che dal cantiere deve raggiungere il Mose, prelevare la paratoia da ripulire, installare una pulita, trasportare la vecchia in cantiere dove viene ripulita e poi ricaricata a bordo, riportata al Mose, installata nuovamente per poi ricominciare così con un’altra paratoia. Questa operazione dura un mese. Le paratoie sono settantotto. Quindi ogni paratoia, dalle previsioni iniziali, sarà pulita in media una volta ogni cinque anni.