Condannato in primo grado all’ergastolo, fu assolto invece in secondo grado. La Procura Generale di Napoli fece ricorso in Cassazione, che rinviò il procedimento di nuovo alla Corte di Assise di Appello di Napoli.
I giudici della V Sezione Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli, hanno condannato alla pena di 30 anni di carcere Francesco Cirillo, conosciuto con il soprannome di “coscia fina”. Cirillo è stato ritenuto colpevole di aver fatto parte del commando di camorra, guidato da Giuseppe Setola, che il 16 maggio di 11 anni fa uccise in località Baia Verde, a Castel Volturno, l’imprenditore Domenico Noviello. I camorristi gli scaricarono addosso più di 20 colpi di pistola. L’imprenditore originario di San Cipriano di Aversa, si era rifiutato di pagare il pizzo e aveva anche denunciato Cirillo e altri camorristi.
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Alla lettura della sentenza, in aula c’erano i figli di Noviello, Massimiliano, Mimma, Matilde e Maria Rosaria. Al loro fianco anche i rappresentanti della Fai antiracket, il Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata, Il Comitato don Peppe Diana e numerosi amici dei figli di Noviello.
Il processo contro Cirillo è stato più lungo di quello degli altri componenti del commando che quella mattina uccise l’imprenditore, titolare di una scuola guida. Per tutti gli altri, infatti, le condanne già sono definitive. Cirillo condannato in primo grado all’ergastolo, fu assolto invece in secondo grado. La Procura Generale di Napoli fece ricorso in Cassazione, che rinviò il procedimento di nuovo alla Corte di Assise di Appello di Napoli. E oggi la sentenza che lo condanna a 30 anni di carcere.
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“Questa sentenza credo sia giusta e conferma che Cirillo ha fatto la sua parte contro papà; non ho mai cercato vendetta ma giustizia, anche per il bene di una verità processuale che faticava ad emergere” – ha detto la figlia Mimma Noviello.
Nel corso della requisitoria del 4 novembre scorso, il sostituto procuratore generale generale presso la Corte d’Appello di Napoli Carmine Esposito aveva chiesto l’ergastolo, spiegando che “la figura di Francesco Cirillo non è stata secondaria ma determinante per la realizzazione dell’omicidio di Domenico Noviello”.
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