L’immagine aveva destato più di una protesta, dal mondo della politica e dallo stesso museo romano presto dissociatosi dall’operazione di street art
Rimosso il manifesto blasfemo affisso al Macro di Roma che ritraeva un Gesù eccitato davanti ad un bambino e la scritta “Ecce homo erectus”. L’Azienda Speciale Palaexpo, “che per sua missione promuove ogni giorno la cultura e il rispetto critico della libertà artistica e di espressione, si dissocia dal messaggio del manifesto” e fa sapere “che lo stesso è stato rimosso”.
Lo stesso manifesto era già comparso nella Capitale due anni fa in alcune fermate del bus. In quell’occasione i manifesti erano due, oltre a Ecce Homo Erectus erano stati affissi poster con due Madonne con in braccio un bimbo e la scritta Immaculata
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L’azione artistica fu rivendicata da due street artist Hogre e DoubleWhy, rappresentanti del subvertising, ovvero lo stravolgimento dei messaggi di cartelloni pubblicitari mediante interventi mirati che ne alterano il messaggio contestandolo. Hogre, ritenuto l’autore di Ecce Homo Erectus, fu anche accusato di “offesa alla religione dello Stato”.
Fabrizio Ghera capogruppo di Fratelli d’Italia alla Regione Lazio e Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio hanno subito mostrato sdegno :“Il manifesto affisso all’esterno del Macro di Roma, Museo di arte contemporanea della Capitale, è di una vergogna inaudita. Stamane – continua la nota – recandoci sul posto abbiamo notato un’immagine volgare che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo. E’ inaccettabile – prosegue – che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città – peraltro con fondi pubblici – e frequentato anche da famiglie. Come Fratelli d’Italia chiediamo alla sindaca Raggi – conclude – di far rimuovere urgentemente la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”.
Stessa richiesta fatta poi via Facebook da Giorgia Meloni: “Il sindaco Raggi rimuova immediatamente questo schifo esposto al Museo di arte contemporanea di Roma. Non riesco a capacitarmi di come qualcuno abbia potuto autorizzare uno scempio di questa gravità all’interno di un museo comunale della Città Eterna. Questa vergogna deve sparire subito e i responsabili siano sanzionati”
Lo street artist romano Hogre, in una recente intervista aveva dichiarato: “Oggi gli oggetti vivono al di là del loro valore d’uso, poiché consumarli significa essenzialmente manipolarli in quanto segni distintivi. A metà del secolo scorso – spiega – il linguaggio che investiva gli oggetti di consumo costituiva una novità, la stessa che la Pop Art raccontava attraverso un umorismo gelido. Il subvertising (meglio noto come adbusting negli Stati Uniti) – continua – invece parte dal presupposto che questo linguaggio sia già stato assorbito. Stravolgendone la grammatica – afferma – mette a nudo l’imperativo al consumo nascosto dalla pseudo scelta del prodotto. È un’arte dall’umorismo sovversivo – conclude – ma anziché ribaltare gli oggetti nella loro funzione, come fecero il Surrealismo e il Dadaismo, qui il cortocircuito è spostato sul livello segnico.
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